DIOCESI – Da un po’ di giorni presso la Caritas diocesana, fervevano i preparativi per la III giornata mondiale dei poveri: le Suore del Piccolo Fiore di Betania, i ragazzi dell’accoglienza, i volontari, tutti impegnati nell’ornare la Sala Polivalente e la Mensa, nello studiare menù, nel distribuire gli inviti.
E finalmente è arrivata domenica 17 novembre. Già di prima mattina la cucina era animatissima e la mensa si è riempita di profumi e odori diversi grazie alle spezie del riso indiano con pollo, alle tantissime cipolle per il Cuscus preparato dai ragazzi africani dell’accoglienza, al rosmarino del taccino arrotolato preparato dagli italiani e al pentolone di zaluk con pollo e salsa tipico piatto del Marocco dietro al quale scomparivano Said e Tofik. Pian piano sono arrivati anche tantissimi dolci portati dai volontari.
Intanto presso la sala polivalente arrivavo le Suore Oblate del Redentore, le Suore del Piccolo Fiore di Betania di Acquaviva, Suor Rosa del Divino Amore e tanti volontari: quelli del Centro di Ascolto e delle docce, del vestiario e dei viveri e cucina, quelli che seguono Casa S. Paolo VI, gli insegnanti di Italiano e matematica dei nostri ragazzi, Micaela che cura i diversi progetti col marito, Samuela e Gianluca che preparano le nostre stampe.
Alle 11.30 è iniziata la Celebrazione Eucaristica e all’omelia prendendo lo spunto dalla Parola di Dio don Gianni ha ricordato che la storia di sempre è caratterizzata da un’alternanza di angoscia e di speranza. Se da una parte Gesù non ci ha nascosto il succedersi di guerre, rivoluzioni terremoti, carestie e pestilenze…dall’altra ci ha detto “ma non sarà la fine”; se da una parte ci ha avvisati dell’arrivo di persecuzioni, tradimenti e uccisioni, ci ha pur detto “ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto!”;
Così, come papa Francesco, se questa giornata ci ha messo davanti alle tante ingiustizie, allo sfruttamento, alla precarietà di tante persone considerate ormai “uno scarto”, dall’altra ci assicurato con le parole della Scrittura che “la speranza dei poveri non verrà delusa”.
Ha poi sottolineato un passaggio del Messaggio del papa: “Si possono costruire tanti muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri con le proprie ricchezze a danno di quanti si lasciano fuori. Non sarà così per sempre. Il “giorno del Signore”, come descritto dai profeti (cfr Am 5,18; Is 2-5; Gl 1-3), distruggerà le barriere create tra Paesi e sostituirà l’arroganza di pochi con la solidarietà di tanti. La condizione di emarginazione in cui sono vessati milioni di persone non potrà durare ancora a lungo. Il loro grido aumenta e abbraccia la terra intera. Come scriveva Don Primo Mazzolari: «Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie; il povero è una polveriera. Se le dai fuoco, il mondo salta”.
Nessuno può rubare la speranza dei poveri perché Dio è un Padre che non è indifferente né rimane in silenzio ma: ascolta, interviene, difende, riscatta, salva. Il nostro compito è di collaborare col Signore, è perseverare nel dare speranza ai poveri.
In che modo: impegnandosi perché nessuno nella Chiesa si senta escluso e straniero; facendo crescere l’attenzione dovuta ad ogni persona che si trova nel disagio (in loro riconosciamo la carne crocifissa di Cristo); fermandosi, sorridendo, ascoltando…avendo uno sguardo d’amore per far sentire un po’ di affetto e stendendo una mano per risollevare chi è caduto.
Don Gianni ha concluso ricordando un passo dell’Apocalisse: “Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo” (Ap 3,17): TUTTI siamo poveri e TUTTI siamo ricchi: ogni uomo, ogni donna che vive sulla faccia della terra ha qualcosa da chiedere, come ognuno ha qualcosa da donare!
Al termine della celebrazione hanno portato il saluto dell’amministrazione comunale gli assessori Emanuela Carboni e Antonella Baiocchi che si occupano del sociale. Ci hanno raccontato qualcosa della loro esperienza Martina, già impegnata col servizio civile, appena tornata dall’Etiopia e Samba che ha parlato della bellezza e della fatica dell’accogliere.
Per il pranzo è arrivato anche il vicario generale don Patrizio Spina e con lui il dott. Roberto di Felice con i ragazzi di Casa Lella e tanti amici, così la sala è davvero diventata troppo piccola, ma questo ha permesso a tutti di sentirsi ancora più vicini. In un clima fraterno è stato consumato il pasto etnico e il tesoriere Nedo col presidente della Onlus S. Teresa per l’occasione, fatto del tutto eccezionale alla Caritas, hanno versato un po’ di vino nei bicchieri degli ospiti. Al termine c’è stato un dono per tutti: una piantina fiorita per non dimenticare che per vivere non basta il pane, ci vogliono anche i fiori e cioè la bellezza e il profumo di Cristo.
I responsabili avevano pensato ad un “buffet etnico” per potersi sedere tutti e non farsi servire da qualcuno, ma posti per tutti non c’erano ed allora le suore, i giovani dell’accoglienza, Pinuccia, Flora, Antonella e tanti altri si sono messi a servire.
A loro va un grazie particolare, perché a festa finita hanno ancora lavorato per sistemare per oggi, lunedì 18 novembre, che vedrà gli operatori della Caritas condividere con chi ha bisogno ciò che viene donato.
Don Gianni conclude: “Ci rincuora il pensiero che i poveri ci faciliteranno al banchetto del cielo, perché come ha detto papa Francesco, essi sono i «portinai del Cielo» e «già da ora sono il nostro tesoro, il tesoro della Chiesa»”.
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