MONTEMONACO – Maria Gaetana Barelli, 57 anni, docente di scienze del liceo scientifico “Giuseppe Peano” di Monte Rotondo (Roma) e guida del Parco Nazionale dei Sibillini, è nata a Montemonaco, dove ha abitato fino a una ventina di anni fa. Con la sua terra di origine ha sempre condiviso gioie e dolori e non ha intenzione di tirarsi indietro proprio ora, quando il bisogno di «riaccendere Montemonaco», per dirlo con le sue parole, è più impellente che mai. La Barelli infatti porterà i suoi alunni nel borgo piceno per studiarne le ricchezze architettoniche, artistiche e naturali e farne dei documenti da diffondere a quante più persone possibili.
L’iniziativa, di cui è stata promotrice trovando subito consenso tra i colleghi, partirà dal Museo di Arte Sacra, per cui i ragazzi realizzeranno brochure e guide audiovisive, per raccontare dell’intero paese, della sua storia, della gente, di bellezze e scorci incontaminati. Giovedì 14 novembre la firma della convenzione da parte della direttrice del Musei Sistini del Piceno Paola di Girolamo e della preside del “Peano” Roberta Moncado, ha dato il via ufficiale al progetto che coinvolgerà per i prossimi tre anni 50 studenti. «La dirigente ed i colleghi – precisa la Barelli – hanno subito condiviso le finalità del lavoro che andremo a svolgere, finalizzato a sviluppare aspetti di cittadinanza attiva e, nello stesso tempo, ad aiutare un paese in difficoltà. Noi con i nostri ragazzi non lasceremo solo il Centro Italia terremotato. Insieme, ciascuno nel suo piccolo, possiamo fare molto».
L’amore per il suo paese e le competenze, come studiosa e conoscitrice dei luoghi, animano questa donna che si trovava a Montemonaco quando la furia della terra ha sconquassato muri e cuori. «Il 24 agosto 2016 – ricorda – c’ero con tutta la mia famiglia perché, come ogni anno da giugno a settembre lavoro come guida del Parco. Non dimenticherò mai quella scossa tremenda che ci ha buttato giù dal letto. Siamo usciti di corsa in strada e spaventatissimi ci siamo raccolti con gli altri nella piazza del paese aspettando che facesse giorno. A poco a poco sono arrivati i Carabinieri e gli uomini della Protezione Civile che hanno iniziato a controllare i danni e a fare il giro delle frazioni». La macchina dei soccorsi si è mossa veloce, ma proprio quando sembrava che tutto fosse finito, ecco l’altra mazzata, che la Barelli ha preso di persona, di nuovo. «Dopo agosto – prosegue – siamo rimasti a Montemonaco perché non ce la sentivamo di abbandonare tutto. Mio figlio tra l’altro era impegnato come volontario della Protezione Civile. Domenica 30 ottobre, inoltre, era prevista la Sagra della Castagna. C’era tanta gente, che aveva organizzato l’evento con entusiasmo, desiderosa di lasciarsi alle spalle quanto accaduto due mesi prima, di riprendere coraggio e “rifare paese”». Invece il peggio era dietro l’angolo. «Alle 7,40 – continua la docente – ero al bar con marito… Ci hanno dato 10 minuti per tornare nelle nostre case e riprendere il minimo indispensabile. Siamo stati accolti per il pranzo nel ristorante “La Scampagnata”, poi tutti via da Montemonaco, chi diretto sulla costa, chi dove ha trovato un riparo. Noi siamo tornati a Monte Rotondo. Da quel momento l’intero paese era diventato inagibile». «E’ stata un’esperienza terribile – sottolinea -. Ho visto i nostri anziani, sempre forti e dignitosi come solo gli uomini di campagna sanno essere, piangere, in preda alla disperazione, disorientati».
Sono trascorsi tre anni, gli edifici danneggiati sono stati messi in sicurezza. Qualcuno ha iniziato a ricostruire. Ma le cose vanno molto a rilento. «Anche per questo – dice ancora – con mio marito ho fondato il comitato “Insieme per ricostruire” e sono nel coordinamento dei comitati dei terremotati, partecipando a diversi incontri e tavoli tecnici. Il 2 settembre scorso ero nella delegazione ricevuta dal premier Conte. E’ un impegno non da poco, ma sento di non potermene stare con le mani in mano».
I danni, quelli tangibili e quelli no, per la Barelli sono ancora più evidenti in quanto come guida del Parco nell’estate del 2016 stava assistendo ad un momento di espansione turistica del territorio. «Era un periodo felice dal punto di vista turistico per Montemonaco – evidenzia -. Il Grande anello dei Sibillini, un giro di 9 giorni a piedi facendo tappa ogni giorno in un rifugio diverso, aveva richiamato tantissimi visitatori soprattutto stranieri, attratti dal mito della Sibilla, dalle peculiarità dei nostri bellissimi borghi, dalle riserve integrali quali l’Infernaccio e i laghi di Pilato e Palazzo Borghese». «Dopo il terremoto – aggiunge – c’è stato il tracollo. Molte guide sono rimaste senza lavoro, i rifugi sono tutt’ora inagibili. Per fortuna in paese la ricettività sta tornando a funzionare e quest’anno sono tornati i turisti».
Ed ancora Maria Gaetana Barelli, biologa, da un anno e mezzo è nel gruppo di studio, coordinato dal professor Massimo Lorenzoni dell’Università di Perugia per il monitoraggio dei laghi di Pilato e Palazzo Borghese e delle due specie endemiche, a rischio estinzione per i cambiamenti climatici, il Chirocephalus marchesonii e Chirocephalus sibillae. «Il primo – spiega – potrebbe essere un relitto glaciale trasferito dalla zona himalayana, mentre il secondo è europeo. Tra 6 mesi lo studio sarà concluso e sapremo quanto sia elevato il rischio e, nel caso, come intervenire». La faglia del Vettore, una delle poche affioranti, sarà pure oggetto di studio per i ragazzi del suo liceo. «Già con l’Università di Camerino hanno visitato quella di Colfiorito, resa dal sisma del 1997, dopo una lezione in ateneo sulle dinamiche della terra. Ne sono rimasti entusiasti. Osservare una faglia dal vivo, seppure segno della devastazione, rappresenta un’occasione imperdibile per conoscere, affrontare, ma anche valorizzare e difendere il territorio e le sue particolarità».
In tutto questo la Barelli tiene a precisare che non è sola. Oltre alla famiglia che la affianca, nei suoi innumerevoli impegni ha incontrato «tante persone meravigliose». Come Francesco Pastorella, capitano della nazionale di calcio dei terremotati che ha donato i fondi per le brochure e le audioguide di Montemonaco e molti altri. «Nulla tornerà come prima – conclude l’infaticabile scienziata – ma so che anche tutto questo farà parte delle ricchezze dei nostri bellissimi territori».