Giovanni M. Capetta
“Mai una gioia!’ si suole dire per significare che si sta attraversando un periodo difficile e spesso siamo tentati di dirlo anche in famiglia, nonostante la famiglia o proprio a causa di essa. Capita di sentir dire che quello del matrimonio sia il giorno più bello della vita, ma forse bisognerebbe essere più realisti.
Se in una vita coniugale il primo giorno restasse davvero il più gioioso potrebbe voler dire che c’è qualcosa che non va.
In effetti, a ben guardare, le occasioni di gioia esistono e dovremmo allenarci non solo a riconoscerle, ma anche a ricordarle, a usarle con la memoria come antidoto ai veleni che inquinano i giorni più duri. Saper mettere in cascina la legna buona dei giorni felici per farla ardere e scaldare i periodi di freddo e di gelo.
Il giorno della nascita di un figlio: quella è gioia pura che i genitori, consci del dono ricevuto, dovrebbero saper raccontare più e più volte non solo ai figli stessi (che spesso chiedono informazioni sulla loro nascita) ma a tutti e soprattutto agli sposi più giovani o ai fidanzati per alimentare il desiderio di maternità e paternità che ultimamente sembra diventato un privilegio di pochi. Gioia vera sono tutti i progressi dei figli, il primo sorriso, i primi passi, le prime parole fino al primo disegno o al primo bel voto a scuola. Gioia è una giornata fuori porta condividendo quella intimità particolare che dà lo stare insieme nella stessa vettura. Ognuno al proprio posto ma uniti, in un dialogo che spesso si sfilaccia quando si torna a casa e tutti hanno i loro pensieri. Il pensiero va anche alla gioia che si vive quando si aprono le porte di casa per accogliere gli amici. La convivialità è gioiosa per antonomasia ed è contagiosa. Spesso anche accogliere persone che pur non essendo in confidenza dimostrano di avere bisogno può procurare quella soddisfazione lieta che procura la riconoscenza. Anche quando si viene perdonati, in famiglia si sperimenta una gioia particolare: quella di sentirsi accolti, non giudicati.
Quando si assaggia il sapore di una comunione che va oltre i torti e le ragioni. È un amore puro quello del perdono che i bambini riconoscono subito e i grandi dovrebbero osare più spesso. I grandi… i grandi sono chiamati a mettere lenti che riconoscano più nitidamente i momenti di gioia; dovrebbero inseguirli, propiziarli, non lasciarli sfuggire, non farli sbiadire. La gioia di un bacio speciale, di un abbraccio prolungato, la gioia stessa dell’unione dei corpi che esige attenzione per essere riconosciuta ogni volta come sacra e sempre nuova. Vi sono gioie che nascono dall’impegno e dalla volontà… traguardi prefissati e raggiunti; ma vi sono anche gioie in famiglia totalmente gratuite, frutto della grazia di cui il sacramento è germe talvolta imprevedibile. Marito e moglie che invecchiano insieme, che possono guardarsi in volto e dire che è proprio valsa la pena di scommettere l’uno sull’altro ed essersi fidati di Dio. Allora forse “mai una gioia!” non lo diremo più così spesso e ci troveremo commossi a rendere grazie per la vita, i suoi frutti ed anche le sue lacrime.