Salvatore Coccia
ARGENTINA – “Incontriamo ogni giorno famiglie costrette a lasciare la loro terra per cercare forme di sussistenza altrove; orfani che hanno perso i genitori o che sono stati violentemente separati da loro per un brutale sfruttamento; giovani alla ricerca di una realizzazione professionale ai quali viene impedito l’accesso al lavoro per politiche economiche miopi; vittime di tante forme di violenza, dalla prostituzione alla droga, e umiliate nel loro intimo. Come dimenticare, inoltre, i milioni di immigrati vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza? E tante persone senzatetto ed emarginate che si aggirano per le strade delle nostre città?”
Sono parole di Papa Francesco offerte alla nostra riflessione in occasione della terza Giornata mondiale dei poveri.
E, per sottolineare ulteriormente il problema egli aggiunge: “Quante volte vediamo i poveri nelle discariche a raccogliere il frutto dello scarto e del superfluo, per trovare qualcosa di cui nutrirsi o vestirsi! Diventati loro stessi parte di una discarica umana sono trattati da rifiuti, senza che alcun senso di colpa investa quanti sono complici di questo scandalo”. Il problema della povertà non è certamente nuovo. La nostra società, però, specie negli ultimi tempi ha moltiplicato le povertà, spesso togliendo al “povero” anche la sua dignità. Infatti, “La crisi economica – precisa Papa Francesco – non ha impedito a numerosi gruppi di persone un arricchimento che spesso appare tanto più anomalo quanto più nelle strade delle nostre città tocchiamo con mano l’ingente numero di poveri a cui manca il necessario e che a volte sono vessati e sfruttati”. La settimana scorsa è stato presentato il “Flash report su povertà ed esclusione sociale”: i dati riportati sono a dir poco allarmanti e, con molta evidenza, emerge, tra l’altro, il fatto che dal 2007 la percentuale dei poveri in Italia è aumentata del 181%. Sono realtà che si riscontrano maggiormente nel Mezzogiorno dove la vita quotidiana si fa sempre più incerta a motivo delle tante precarietà, a partire da quella del lavoro che manca o che è “da schiavi”. Sono tante le associazioni di volontariato che si impegnano in un’opera indefessa di assistenza, ma questo non basta perché il problema deve essere risolto a monte, attivando strategie che restituiscano al “povero” la dignità di persona umana. Necessitano politiche serie, fatte di impegni che poi vanno mantenuti. Il report della Caritas ci dice che “più di un operaio su 10 non riesce ad accedere ad un livello di vita dignitoso” e che esiste una stretta connessione tra povertà e livello di istruzione: il 78% di coloro i quali accedono ai centri di assistenza hanno raggiunto il solo livello di scuola secondaria di primo grado (scuola media). Tutto ciò fa emergere ancora una volta che la crescita del nostro Paese passa necessariamente attraverso un efficace sistema nazionale di istruzione e formazione. Un impegno per tutti a ridare al “povero” la sua dignità offrendogli concrete possibilità di fiducia in un futuro migliore, restituendogli, in tal modo, la speranza.