ROMA – “Nelle nostre comunità continua l’attenzione per i giornali diocesani, giornali di popolo, del territorio, della Chiesa e della gente che hanno ancora la forza di far crescere le coscienze e alimentare lo sguardo di un Paese reale, attraverso la vicinanza alle persone e alla loro vita”.
Lo dice al Sir don Adriano Bianchi, presidente della Federazione italiana settimanali cattolici, tracciando un bilancio dei suoi tre anni di mandato alla guida della Fisc, in occasione dell’Assemblea nazionale elettiva, aperta ieri pomeriggio a Roma. Soffermandosi sulle difficoltà legate al cambiamento del mondo dell’editoria, don Bianchi ricorda “alcune chiusure dolorose”. “La trasformazione dal cartaceo al digitale non sempre è facile”. Quindi, l’auspicio è che “il sostegno da parte delle comunità, della Chiesa e dello Stato non venga meno”.
Affermando che “noi veniamo dal tessuto delle comunità, dal tessuto sociale ed ecclesiale” e che la missione dei settimanali diocesani è quella di “permettere la vasta rappresentazione delle opinioni e delle esperienze diverse”, il presidente Fisc evidenzia come “senza il patrimonio dei giornali diocesani, a livello italiano, ci sarebbero delle voci univoche che sarebbero dettate da gruppi economici e da gruppi politici che hanno in mano i grandi mezzi di informazione”. “Il nostro racconto, seppur più umile e un po’ più nascosto dentro la comunità, negli ultimi anni ha permesso e continua a permettere la crescita del dibattito pubblico e la formazione delle coscienze”, aggiunge don Bianchi. Nelle sue parole, la consapevolezza che “tutti i giornali diocesani hanno l’autorevolezza di un ascolto e un’attenzione”. “Sono il termometro delle comunità per il loro giornalismo di vicinanza. Quello che ci permette di capire cosa pensano davvero le persone e ci aiuta a superare alcuni luoghi comuni, come nel caso del tema dei migranti. Poter raccontare storie di relazione con queste persone è peculiare del nostro modo di fare giornalismo”. Infine, un augurio alla Fisc per il futuro: quello di “non certificare solo qualche chiusura ma una rinascita, una crescita e un’efficacia sul territorio dei giornali”.