La morte del diciassettenne Dilan Cruz, che era rimasto ferito nei giorni scorsi mentre, secondo molte testimonianze, stava manifestando in modo pacifico, scuote la Colombia. Dilan è diventato il simbolo della protesta dei colombiani, soprattutto giovani e studenti mentre non si sono mai interrotte le manifestazioni popolari e per oggi è stato convocato un nuovo sciopero generale, dopo che il tavolo di dialogo convocato dal presidente Duque è in pratica saltato dopo meno di un’ora. Il tempo, per le organizzazioni sindacali e sociali, di ascoltare il presidente e alzarsi dal tavolo, in mancanza, a loro dire, di impegni concreti. Primo tra tutti quello di smantellare l’Esmad, la polizia speciale antisommossa accusata da molti di essere responsabile della morte di Dilan, e di aver represso negli ultimi giorni in modo indiscriminato anche chi passeggiava pacificamente. Molti gli appelli alla non violenza, spicca quello della sorella del giovane ucciso.
Tra le voci del mondo politico, quella del senatore Ivan Cepeda, vicino al coordinamento “Libera” fondato da don Ciotti. “Le gigantesche mobilitazioni iniziate il 21 novembre – afferma – esprimono un clamore per la libertà del popolo colombiano, dei suoi giovani e di persone di grande diversità sociale. Il presidente deve capire che le persone non lasceranno le strade fino a quando non ci saranno cambiamenti reali nel Paese. Questo grande movimento è il risultato della potente ondata democratizzante che ha scatenato il processo di pace. Questo è il motivo per cui uno degli assi della mobilitazione è la piena attuazione dell’accordo, che ha ormai tre anni”.