Giovani di Ripatansone
RIPATRANSONE – “Il 4 novembre è un giorno importante per la storia d’Italia: si celebra in questa data l’anniversario della fine della 1° Guerra Mondiale, o Grande Guerra, avvenuta nel 1918. Questa celebrazione ha un valore altissimo e non serve per ricordare una vittoria, ma per esaltare il valore della Pace e il sacrificio di tutti coloro che hanno dato la vita per vivere in un mondo pacificato. È importante ricordare questa data non solo una volta l’anno, ma ogni giorno”.
Queste le parole di un bambino delle scuole elementari di Ripatransone, per inaugurare questa festa. Davanti al monumento ai caduti della città di Ripatransone si sono susseguite le Testimonianze di Ufficiali delle Forze Armate, del Sindaco, del Baby Sindaco, e dei ragazzi delle scuole elementari e medie della città. Tante testimonianze di pace, di persone che hanno lottato e lottano ogni giorno perché noi possiamo vivere in pace, a volte scoraggiate dall’ossimoro della crudeltà e della sofferenza che sono costrette a vivere per donare la pace ai cittadini. Il ricordo fresco della perdita dei 3 Vigili del Fuoco a commuovere le voci.
I nomi incisi alle spalle degli oratori sembrano quasi parlare e fare eco alle parole proclamate, un urlo silenzioso per le orecchie, ma assordante per i cuori. Un richiamo forte perché ci scuota dal nostro torpore e faccia dilagare la nostra commozione, perché forse spesso rimaniamo distaccati di fronte all’orrore della guerra, nascondendoci dietro al fatto che sono cose più grandi di noi, che tanto non possiamo farci niente, che sono dinamiche politico-economiche internazionali che non ci riguardano. La maggior parte di noi pensa alla guerra come a una cosa lontana, di cui sente parlare solo in tv o nei libri di storia. Invece non la sentono così lontana coloro che, aspettando un familiare, ricevono una lettera…”tuo fratello, tuo figlio, tuo marito, è morto da eroe per la nostra Patria”, un dolore straziante portato da un postino, in cui la parola “eroe” è a dir poco una magra consolazione, come ricorda il parroco don Nicola nell’omelia. Molte guerre si consumano tra le mura domestiche e per le strade delle nostre città, e non è che mietano molte meno vittime…anche queste non ci riguardano?
E così, domenica 10 novembre, al tiepido sole autunnale, i nostri ragazzi, i più giovani, i più piccoli, erano lì in piedi, a proclamare il loro grido di pace, tramite pensieri e poesie, tra cui Promemoria (Gianni Rodari), La cosa più importante (Lin Tien Min), Le preghiere dei bambini (Bertold Brecht), Fratelli e San Martino del Carso (Giuseppe Ungaretti), Uomo del mio tempo (Salvatore Quasimodo). Ma non solo poesie, anche preghiere e storie, storie vere di gente vera:
“Oggi è un giorno importante, è un giorno in cui si ricorda quello che hanno passato delle persone che hanno vissuto un periodo orribile, sono stati per tre/quattro anni nella disperazione più totale. Quei pochi che sono tornati da quello strazio avevano quasi tutti gravi problemi psichici e venivano chiamati scemi di guerra. La vita nelle trincee era orribile: mangiavano quasi sempre cibo ammuffito, i corpi venivano lasciati sul campo di battaglia e quando davano l’ordine di combattere bisognava farlo per forza o venivi fucilato da militari di grado alto. Bisogna sempre ricordare quello che hanno vissuto queste persone perché hanno combattuto per il nostro paese e per questo dobbiamo essergliene grati. Due dei miei bisnonni hanno combattuto in questa guerra, fortunatamente sono sopravvissuti e hanno potuto raccontare quello che hanno vissuto.”
Parole scandite dal suono delle melodie della Banda di Ripatransone, sulle note della canzone del Piave e del “Va pensiero” e dai rintocchi della campana comunale, 10 rintocchi che si sono voluti unire ai 100 rintocchi che ogni giorno la campana Maria Dolens fa udire da colle di Miravalle (Rovereto, Trento). I ragazzi hanno proclamato le loro parole con convinzione, fiducia, emozione, speranzosi che alzando lo sguardo non trovino facce rassegnate, disilluse, spente, ma volti di una comunità pronta a impegnarsi perché la pace diventi realtà.
Gli scienziati, con le loro scoperte, ci mostrano come il mondo sia in realtà composto da tanti piccoli tasselli, un po’ come in un mosaico: anche le maestosità più grandi possono comunque essere scomposte nelle piccole particelle atomiche. E, proprio come in un mosaico, se ogni tassello è al suo posto l’intera opera d’arte sarà pienamente compiuta. Il tassello non si giustifica pensando di non contare niente per la resa finale, sa che se l’artista l’ha messo lì, è per uno scopo, e per quanto brutta, scomoda o apparentemente insignificante possa essere la sua posizione, è certo che alla fine l’opera d’arte nell’insieme sarà meravigliosa…e sarà stato anche merito suo! E allora, nel suo piccolo, fa tutto ciò che deve, tutto ciò che può. E noi? Dove ci ha messo l’Artista per eccellenza, il Creatore del mondo, l’Onnipotente, nostro Signore…dove ci ha messo Dio? Facciamo del nostro meglio perché il suo progetto riesca? Non possiamo nemmeno giustificarci con l’ignoranza, perché Dio ha mandato suo Figlio, non uno qualsiasi, a parlarci del suo progetto, cosicché nonostante tutto rimanessimo fiduciosi, speranzosi e caritatevoli. “Pace a voi”, questo il saluto di Gesù ai suoi discepoli, questo il saluto di Gesù a tutti noi, ogni giorno…Pace, è questo ciò che Dio ci porta ed è questo ciò per cui ci ha destinati, la vera Pace. Allora forza mondo! Puntiamo in alto, abbiamo un Amico importante dalla nostra parte.
Ad iniziare e a concludere la celebrazione di questa memoria le note dell’Inno Italiano, suonate dalla Banda: “Fratelli d’Italia…” l’inizio del nostro inno è particolarmente bello, dovremmo andarne fieri, “fratelli”…ricorda molto l’incipit preferito di San Paolo Apostolo nelle sue lettere. “Fratelli d’Italia”, sì è vero…ma non è forse anche vero che in Gesù Cristo siamo tutti Fratelli?