Sui giornali lo chiamano “il missionario in camice bianco”, il “frate-chirurgo” o anche “l’uomo dalle mani d’oro” per la sua abilità nelle operazioni chirurgiche: è padre Fiorenzo Priuli, missionario dei Fatebenefratelli e medico chirurgo, epatologo, internista, che da 50 anni opera in Benin e Togo. Ieri pomeriggio, alle 16, a Roma (Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani – via della Dogana Vecchia, 29), è stato insignito del Premio Franco Cuomo 2019, intitolato allo scrittore, giornalista e drammaturgo scomparso nel 2007, organizzato dall’Associazione “Il Meglio della Puglia” con il Patrocinio di: Senato della Repubblica, ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, European center for peace and development e Comune di San Severo.
Padre Priuli, originario di Cemmo di Capo di Ponte in Valcamonica, prende prima il diploma di infermiere a 23 anni e va a lavorare in un ospedale del Fatebenefratelli in uno sperduto villaggio del Togo. Poi si ammala di tubercolosi e, invece di abbattersi, durante la malattia intraprende gli studi di medicina che conclude a Milano nel 1979. Da allora non si è più fermato. Va a lavorare nell’ospedale di Tanguiéta, in Benin, inaugurato nel 1970, dove si fa notare per il suo talento come chirurgo ortopedico.
Trascorre 12 ore della sua giornata in sala operatoria. Oggi l’ospedale ha 415 posti letto e cura 20.000 malati l’anno, la maggior parte dei quali vengono assistiti gratuitamente. Migliaia di ragazzi paralizzati alle gambe dalla poliomielite sono riusciti a rimettersi in piedi. Esperto di medicina tradizionale africana, insieme a due colleghi scopre che la kinkéliba (arbusto africano) è straordinariamente efficace per la cura dei pazienti sieropositivi. La sua professionalità supera i confini del Benin e del Togo – dove continua ad operare – e nel 2002 gli viene conferita la Legion d’onore dall’ambasciatore francese in Togo e nel 2004 il Premio Cuore amico a Brescia.
Viene spesso convocato dall’Organizzazione mondiale della sanità a Ginevra in qualità di esperto in malattie tropicali, Aids e morbo del Buruli. L’ospedale St Jean de Dieu di Tanguiéta, al servizio di 100.000 abitanti, è famoso anche per il reparto di pediatria, il centro nutrizionale e le cure per i bimbi prematuri: qui l’infermiera Angela Sosa Gonzales ha introdotto la marsupioterapia: le mamme aiutano i loro piccoli tenendoli stretti al petto.
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