È stato presentato ieri a Madrid il documento dei vescovi spagnoli “Seminatori di speranza. Accogliere, proteggere e accompagnare nella fase finale di questa vita”. “Frutto di due anni di lavoro corale, a cui hanno partecipato medici, malati, familiari, operatori sociali” il documento intende proporre alcune “riflessioni nate dall’esperienza” perché si “rifletta sul tema e non si diano risposte preconfezionate”, ha detto ai giornalisti il vescovo di Bilbao, Mario Iceta, che è presidente della sottocommissione episcopale per la famiglia e la difesa del vita. Si tratta di un testo di 48 pagine che, si legge nell’introduzione, “mira ad essere pedagogico e di facile lettura per tutti” e così si è evitato, ad esempio, “di riempirlo di riferimenti e note a piè di pagina”. Il documento muove dall’analisi del “dibattito sociale sull’eutanasia, il suicidio assistito e la morte degna”: che cosa ci sta alla base, quali aspetti evidenziano coloro che sono a favore, quali argomentazioni vengono utilizzate e, una dopo, l’altra le confuta. Poi il testo si apre ad esaminare i fondamenti dell’“etica della cura del paziente: dignità, salute, malattia” (cap. II) per spiegare quindi che cosa sia la medicina palliativa (cap. III), quali sono i diritti del malato terminale, che cosa è il trattamento palliativo del dolore, la sedazione palliativa profonda e cosa fare nei casi di incapacità mentale del malato. Il documento dei vescovi dedica un capitolo all’“Accanimento terapeutico” definito “illecito” per poi definire i motivi per cui “eutanasia e suicidio assistito sono eticamente inaccettabili” (cap V): sopprimendo la vita del paziente “si sceglie un male” a fronte della vita “che è sempre un bene in sé”, scelta che ha ripercussioni sul rapporto medico-paziente, sui familiari, sulla pratica medica, sulla società.