L’immensa “scia dei credenti che formano la Chiesa” – ha sottolineato il religioso, secondo quanto riferisce Vatican news – comincia con la fede di Maria. Essere nella sua scia significa comprendere che “la fede è la base di tutto”, “la prima e la più ‘buona’ delle opere da compiere”. La grazia infatti “non può operare, se non trova la fede ad accoglierla”. “La fede è così importante – ha spiegato Cantalamessa – perché è l’unica che mantiene alla grazia la sua gratuità.
Grazia e fede: sono i due pilastri della salvezza; sono i due piedi per camminare o le due ali per volare. Non si tratta però di due cose parallele, quasi che da Dio venisse la grazia e da noi la fede, e la salvezza dipendesse così, in parti eguali, da Dio e da noi”. Gli aspetti della fede di Maria, ha detto il domenicano, “possono aiutare la Chiesa di oggi a credere più pienamente”. Il suo atto di fede è “personale, unico, irrepetibile”, soggettivo e oggettivo, cioè personale e comunitaria. “Non basta avere una fede solo soggettiva, una fede che sia un abbandonarsi a Dio nell’intimo della propria coscienza”, ha commentato il predicatore della Casa Pontificia: “È tanto facile, per questa strada, rimpicciolire Dio alla propria misura.
Questo avviene quando ci si fa una propria idea di Dio, basata su una propria interpretazione personale della Bibbia, o su l’interpretazione del proprio ristretto gruppo, e poi si aderisce ad essa con tutte le forze, magari anche con fanatismo, senza accorgersi che ormai si sta credendo in sé stessi più che in Dio e che tutta quella incrollabile fiducia in Dio, altro non è che una incrollabile fiducia in se stessi. Non basta però neppure una fede solo oggettiva e dommatica, se questa non realizza l’intimo, personale contatto, da io a tu, con Dio. Essa diventa facilmente una fede morta, un credere per interposta persona o per interposta istituzione, che crolla non appena entra in crisi la fiducia in quella istituzione, nella Chiesa”. “La fede della Chiesa – ha concluso – è come il grande angolare che permette di cogliere e fotografare, di un panorama, una porzione molto più vasta del semplice obiettivo”.