“Con il padre Bartolomeo abbiamo fatto la 32ª congregazione generale nel ’74, si ricorda? Quelle lotte interne, quei problemi…. È stato un pioniere in questo e lo ringrazio”. È cominciato con questo saluto il discorso pronunciato a braccio dal Papa durante l’udienza ai membri e ai redattori di Aggiornamenti sociali, ai quali ha consegnato il discorso scritto per l’occasione. “Non perdete il coraggio, perché poco tempo fa ho letto qualcosa di una chiarezza che ha fatto tremare, non dico la politica italiana, ma sicuramente almeno la Chiesa italiana!”, ha esclamato Francesco, che in primo luogo ha esortato i gesuiti ad “ascoltare le situazioni, ascoltare i problemi, apertamente, senza pregiudizi” e senza “riduzionismo alle mie categorie”. “Ascoltare è lasciarsi colpire dalla realtà”, ha spiegato il Papa: “E a volte le proprie categorie cadono o si risistemano. L’ascolto dev’essere il primo passo, ma bisogna farlo con la mente e il cuore aperti, senza pregiudizi. Il mondo dei pregiudizi, delle ‘scuole di pensiero’, delle posizioni prese fa tanto male…”. “Oggi, in Europa stiamo vivendo il pregiudizio dei populismi, i Paesi si chiudono e tornano le ideologie”, ha denunciato Francesco: “Ma non soltanto nuove ideologie – qualcuna c’è – ma tornano le vecchie, le vecchie ideologie che hanno fatto la seconda guerra mondiale”, il grido d’allarme: “Perché? Perché non si ascolta la realtà com’è. C’è una proiezione di quello che io voglio che si faccia, che io voglio che si pensi, che ci sia… È un complesso che ci fa sostituire a Dio creatore: noi prendiamo in mano la situazione e operiamo: la realtà è quello che io voglio che sia. Poniamo dei filtri. Ma la realtà è un’altra cosa. La realtà è sovrana. Piaccia o non piaccia, ma è sovrana. E io devo dialogare con la realtà”.
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