Di Simone Incicco e Patrizia Neroni
DIOCESI – Tanti fedeli della diocesi di San Benedetto del Tronto si sono ritrovati, venerdì 6 dicembre, a Loreto in occasione della Novena dell’Immacolata, a cui ha partecipato durante questa settimana l’intera Chiesa marchigiana.
La Novena di quest’anno è stata dedicata in particolare all’apertura della Porta Santa che avverrà durante la celebrazione di oggi, domenica 8 dicembre, alle ore 15:30, e che sarà presieduta dal segretario di Stato Vaticano, Cardinale Pietro Parolin.
Il pomeriggio di preghiera di venerdì si è aperto alle ore 16:30 con la recita del Santo Rosario. Alle ore 17.00 è invece iniziata la Santa Messa presieduta dal Vescovo della diocesi di Ascoli Piceno, Mons. Giovanni D’Ercole e concelebrata dal Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani e da tanti sacerdoti provenienti anche dalla diocesi Truentina.
Durante l’omelia, il Vescovo Carlo Bresciani ha affermato (trascrizione dell’omelia): “Entriamo in punta di piedi, come sempre si fa quando si entra in casa altrui, per scoprire e lasciarci guidare da Maria, scoprire qualcosa della sua vita che può esserci utile per imparare.
Entriamo dunque, chiedendo al Signore che ci aiuti a comprendere.
Troviamo Maria che quasi ci aspetta, ci aspetta con quella discrezione che è di Maria, come riportato anche nel Vangelo.
Sappiamo quello che ha detto, non sappiamo molto altro della sua vita. Cerchiamo di farci guidare da Lei. Sappiamo che in questa casa non c’è posto per chiacchiere inutili, non c’è posto per mormorazioni, non c’è posto per altro.
Perché Maria con un sorriso ci bloccherebbe subito.
Troviamo Maria che è seduta e sta lavorando, proviamo a chiederle che cosa sta facendo, ha in mano della tela, del tessuto e sta lavorando e ci dice che sta preparando un vestito per suo Figlio, una tunica, e la vuol fare molto bella, molto solida, perché da un po’ di tempo questo figlio, che ha quasi trenta anni, ha cominciato a dire che deve lasciare casa, che deve andare e ci dice che sente un po’ di preoccupazione per questo figlio e vuole preparargli qualcosa che lo accompagni, che porti Lei nel viaggio.
Vuole fare una tunica senza cuciture, unica, bella, come si addice ad un Figlio da lei molto amato. E noi sappiamo che quella tunica è quella che accompagnerà Gesù e ci dice anche che è un po’ preoccupata, ma che porta dentro di sé alcune domande: “Dove andrà nostro figlio?”, ma questo figlio le sta dicendo che Lui per qualche tempo dovrà fare la volontà del Padre.
Maria si ricorda che già un’altra volta gliel’ha detto ed era rimasta un po’ sorpresa, non lo aveva capito, quando, avendolo portato nel Tempio di Gerusalemme, perché si era sempre preoccupata di educare alla fede, di educare da ebreo questo suo figlio, anche in quell’occasione le ha detto che Lui doveva fare la volontà del Padre. E aveva imparato, aveva imparato perché già quando si presentò l’Angelo, lo aveva fatto di sorpresa, con un incontro totalmente inaspettato.
Era venuta a conoscenza così che sarebbe diventata la Madre di questo Figlio, quindi di Dio. Aveva così cominciato ad imparare e a fare la volontà di Dio, a farlo sempre di più perché lo aveva imparato nella sua vita. E aveva detto: “Sì”. Anche adesso è chiamata di nuovo a dire di sì, questo Figlio deve lasciarlo andare per la sua strada, che sarà faticosa, sarà dura e ha una certa memoria che la preoccupa perché le è stato detto, quando lo presentò al Tempio, che una spada le avrebbe trafitto il cuore.
E si domanda, dove andrà questo figlio, ma si dice che lei ha imparato a fidarsi di Dio e anche adesso lei vuole fidarsi. Non ha capito tutto, non sa tutto, ma vuole fidarsi di Dio, perché questa è sempre stata la sua vita e perché sa che Dio, attraverso strade impervie, urla al miracolo e ci racconta questo mentre lavora perché, perché non ha tempo, perché non deve sprecare tempo, ha tante cose da fare. E ci dice di quanto è felice dentro quella casa, di quanta gioia vive, perché questo suo figlio le vuole molto bene, anche perché Giuseppe, diventa il padre, non dimentichiamo Giuseppe, perché l’amore è intenso e sa che anche con Giuseppe si trova molto bene e che insieme, tutti e tre, pregano, insieme cercano di fare la volontà di Dio e insieme tengono aperta quella casa, anche per noi, perché è una casa ospitale, perché è una casa dove nessuno viene escluso, perché è una casa di gente povera, ma ha sempre qualcosa da condividere con altri.
E se non ha niente di materiale da condividere, ha sempre una parola buona, una parola di incoraggiamento, ha sempre una parola che invita a vedere che Dio accompagna nella vita sempre: è su questo che ha fondato la sua esistenza e ci dice che quando si fa così, non si sbaglia mai, perché Dio non abbandona mai i Suoi figli.
E lei ci dice che non sempre è stato facile, non sempre si ottiene tutto immediatamente, ma sempre ha conservato quell’amore come donna fedele, ha conservato sempre nel cuore quello che non riusciva a comprendere, sapendo che Dio un giorno glielo avrebbe detto.
E ha visto che è sempre stato così, progressivamente Dio la illuminava, quello che custodiva nel cuore, sapendo che c’era un segreto che Dio gli confidava e che doveva sempre di più comprendere.
E ci dice che anche noi dobbiamo fare così, perché è maestra umile, non boriosa, non superba, ma è maestra offrendoci la sua vita, così come lei l’ha vissuta e ci dice che facendo così, anche la nostra vita può trovare un senso in Dio, trova un senso perché ci si fida di Dio.
Che è possibile trovare la serenità avendo anche tanta preoccupazione, perché Maria ci dice: non è che in questa casa ci sia tanta ricchezza, vive del poco lavoro che Giuseppe riesce a fare, contando poi sull’aiuto di Gesù, qualche volta c’è, qualche volta non c’è, ma custodiamo una serenità imperdibile perché siamo umili, perché ci vogliamo bene, perché sappiamo accontentarci e perché abbiamo saputo confidare in Dio.
Ci dice che ciò che è importante è quello che loro hanno cercato nella vita e ci fa capire che è importante mettersi davanti a Dio, di avere una casa serena e facendo così ci dice: Io ho educato Gesù, fin da piccolo lo ho portato al tempio, ho offerto due colombe perché la legge lo diceva, non ho portato di più perché quando si è poveri la legge dice questo, poi l’ho sempre portato alla sinagoga. Questo figlio mi ha seguito perché l’ho sempre amato con tutto il cuore. Anche quando era vivace ha capito la benevolenza del mio cuore, la benevolenza del mio sguardo e al sorriso con il quale insegnava le cose, ha capito che quella era la strada e ci dice che quello era il modo di affrontare la nostra vita, non con l’aggressività, ma con la serenità e con quel sorriso sulle labbra che ci aiuta ad affrontare le difficoltà della vita che si presentano a ciascuno di noi.
È bello sostare in questa casa così, cerchiamo allora di scoprire la vita di Maria. Lasciandoci guidare da lei, sostando, meditando quella vita ordinaria, Maria ci dice che la sua è una vita è ordinaria, più o meno tutti i giorni le stesse cose, le stesse cose fatte però sempre con un animo vivo, fatte con un offerta al Padre, in tutto ciò che concerne la quotidianità, nella certezza che la gioia passa attraverso la nostra vita e tutto questo insieme con Giuseppe e con Gesù, ogni giorno, nella preghiera mattutina, nella preghiera della sera.
Non dimentichiamo mai le parole di Dio che è Padre. In questa preghiera entriamo anche noi. Dobbiamo vivere così, non solo possiamo, ma dobbiamo vivere così, perché in questa preghiera che si colgono in noi quelle cose grandi che Dio ha pensato per noi.
Come Maria dice nel Magnificat: “Grandi cose ha compiuto in me l’Onnipotente”. Ma non perché io ho fatto chissà che cosa, mi sono lasciata guidare da Lui e Lui ha compiuto dentro la semplicità della mia vita le grandi opere.
Siamo nella casa di Maria, una casa semplice, una casa povera, certamente, ma in questa casa dobbiamo sentire questa vita semplice, ma intensa, ma profonda, ma vera che questa famiglia di Nazaret ha vissuto.
Dopo averla contemplata ci resta la preghiera che possiamo rivolgere a Maria perché lei la presenti al Figlio suo e attraverso il Figlio suo arrivi fino al Padre. Che ci aiuti a vivere così con questa semplicità, con questa generosità, con questa totalità, perché carissimi questa è la vita autentica che Maria ci ha mostrato e con la sua intercessione anche noi possiamo viverla così.
Maria siamo venuti a visitarti, per chiederti una cosa semplice che ci sta a cuore: Maria aiutaci a vivere come hai vissuto tu e questa sarà la nostra felicità“.
Al termine delle celebrazione il canto delle Litanie Lauretane ha accompagnato i presbiteri e i fedeli nel passaggio in Santa Casa.
Una giornata sicuramente ricca di emozioni e di fede, abbiamo raccolto due testimonianze, quella di Don Lorenzo Bruni, parroco di Montalto delle Marche e di Davide Di Salvatore, giovane della Parrocchia di Villa Rosa.
Don Lorenzo: “Vivere un pellegrinaggio, soprattutto quando questo è motivato da un’esperienza completa di cammino spirituale, è veramente una grazia. Per me è il secondo anno che la Chiesa diocesana, unita alla Chiesa sorella di Ascoli Piceno, vive questo pellegrinaggio verso la Santa Casa di Loreto, La casa del Sì, ma anche la casa della Santa Famiglia, come hanno ricordato indubbiamente il Vescovo Bresciani nell’omelia, il Vescovo D’Ercole nell’introduzione della Santa Messa, e il Padre Carollo, rettore nel Santuario di Loreto, nelle meditazioni che precedevano il Santo Rosario che hanno guidato i pellegrini all’interno della Basilica dopo il loro arrivo.
Nell’imminenza della sollennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria e della solennità per noi Marchigiani della Beata Vergine Maria di Loreto che per noi della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, diventa anche festa patronale, in quanto è patrona unica della nostra Chiesa particolare. Tutto questo in quel clima natalizio, ormai siamo a meno di 20 giorni dalla sollenità del Natale del Signore che aiuta tutti a penetrare attraverso lo sguardo di Maria, il mistero che si fa carne e questo mistero a Loreto è particolarmente da contemplare, perchè su quelle mura in cui è stata posta quell’iscrizione “Qui il verbo si fece carne” è una grazia senza paragoni.
Seguendo i nostri Vescovi, siamo chiamati a una profonda contemplazione Cristologica e Mariologica al tempo stesso. Abbiamo respirato in questo pomeriggio la grazia di essere Chiesa in cammino, come Maria, così abbiamo cantato nella processione offertoriale per essere insieme offerta viva, presentata al Padre per mezzo di Cristo e della Chiesa sull’esempio di Maria Santissima. Momenti come questi nella vita diocesana andrebbero veramente moltiplicati.
Molti fedeli, molti di più dell’anno passato, hanno raccolto questo invito formulato da Mons. Fabio Dal Cin a partecipare a questo momento di “Peregrinatio Mariae” in quel Santuario che sentiamo tutti come nostra casa, casa di noi Marchigiani che tra quelle mura ci sentiamo sempre accolti da Maria, benedetti dal Signore, abbracciati dalla Grazia dello Spirito Santo che ci fa tornare ricchi spiritualmente, ma anche più fraternamente uniti, nel viaggio di ritorno ho potuto toccare con mano le espressione positive che i parrocchiani e i fedeli tutti hanno manifestato nella gioia che si è respirata insieme in questo pomeriggio”.
Davide: “In occasione della Festa dell’Immacolata anche quest’anno ci siamo recati a Loreto per pregare l’intercessione della Mamma Celeste. Anche la parrocchia di Villa Rosa insieme alle altre comunità della diocesi ha partecipato al pellegrinaggio diocesano per invocare la protezione della Vergine.
Siamo partiti numerosi dalle nostre parrocchie, desiderosi di incontrare Colei che ha detto “Sì” alla chiamata di Dio senza indugio e senza tentennamenti. Anche noi in questo periodo di Avvento siamo chiamati a rispondere il nostro “Sì” e a fare come ha fatto Maria nostra mamma e maestra. Davvero un momento di Grazia quello del passaggio in Santa Casa cantando le Litanie lauretane.
Vergine Immacolata concedi a noi pellegrini la gioia in questo tempo di preparazione al Natale e fa che siamo sempre disposti ad accogliere la volontà di Dio nella nostra vita e a rispondere alla chiamata alla santità”.