“Una riforma che deve servire a garantire una maggiore capacità di risposta ai bisogni da parte dei servizi territoriali, non certo per condannare o penalizzare le vittime, come invece qualcuno ritiene necessario fare – prosegue -. Lo diciamo da sempre e lo ribadiamo: il carcere non serve per riabilitare le persone con dipendenza patologica. Combattere la droga esclusivamente attraverso la repressione non solo è inefficace, ma rischia di confondere vittime e carnefici!”.
Al contrario, “riteniamo urgente – afferma il presidente della Fict – il momento educativo e della prevenzione. Negli anni le risorse destinate al sistema di prevenzione, cura e riabilitazione si sono progressivamente ridotte, rispetto agli ampi interventi inizialmente previsti dalla 45/99 al punto da divenire oggi totalmente insufficienti. Emblematica in tal senso è la nota vicenda dell’azzeramento del fondo previsto dalla 45/99 all’art.127 e interamente confluito nel Fondo indistinto delle politiche sociali a seguito dell’approvazione della L.328/2000”.
Per Squillaci, “il rifinanziamento di quel fondo, che negli anni ha garantito percorsi di prevenzione ed inserimento socio-lavorativo e ha consentito sperimentazioni importanti nel campo della cura e della riabilitazione, oggi divenute prassi operative, rappresenta in questo momento una necessità imprescindibile, riconosciuta unanimamente da tutti gli attori del sistema per un reale rilancio della sfida alle dipendenze”.