Ci sono persone che hanno sogni e progetti che non si fermano nemmeno quando una pallottola gela il sangue e toglie la vita. Così è dei sogni che avevano Antonio Megalizzi e Barto Pedro Orent-Niedzielski, 29 anni il primo, 35 il secondo, due delle cinque vittime di quella sera nel cuore di Strasburgo, quasi un anno fa, l’11 dicembre 2018, quando un coetaneo rabbioso, fermò il loro cuore, ma non le loro passioni.
I mesi scorsi hanno visto “evoluzioni, soprattutto istituzionali”, perché gli eventi del 2018 hanno acceso una luce su questa realtà giovanile.Alice ne racconta alcuni. A fine maggio, Europhonica Italia ha ricevuto il premio Carlo Magno giovani. “È stato premiato il lavoro svolto dalla nostra redazione”, che rende accessibile il prodotto informativo su web e social, ancor più che sulle onde radio (essendoci in Italia una difficoltà di accesso alle reti Fm), e una rubrica è stata particolarmente elogiata, Euroskills, una vetrina di offerte di formazione e lavoro che l’Europa offre ai giovani. Alla fine della precedente legislatura del Parlamento europeo, sono stati presentati due progetti nel quadro di “Europa creativa”. Si è poi portata avanti una operazione di lobby per includere nelle voci di finanziamento di “Europa creativa” anche l’attività radiofonica, che “a differenza di televisione, musica, spettacolo e persino videogiochi non viene considerata arte performativa”. Sul piano radiofonico, “si è operato in stretto contatto con la Rai, per affinare le nostre conoscenze e tecniche attraverso una collaborazione per la produzione di video specialistici nel quadro di una trasmissione su RaiNews. Abbiamo anche lavorato con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea sulla tematica Europa e sport durante il giro d’Italia. Tutte esperienze che ci hanno arricchito a livello di conoscenze”.
E ancora: l’istituzione di un premio di laurea, grazie a una “grande partnership” con i traduttori del Parlamento europeo che hanno permesso di tradurre in tutte le lingue il bando, consentendo così l’accesso a tutti i giovani europei. Il premio – che consiste in un contributo in denaro e la possibilità di tradurre la tesi in tutte le lingue ufficiali dell’Ue – intende “stimolare la produzione di letteratura e di dati riguardo il nostro settore, che non è molto studiato perché non ci sono grossi interessi commerciali”. Una prima edizione del premio è stata assegnata, ora è aperto il bando alla seconda.
C’è stata poi la relazione con la famiglia e gli amici di questi ragazzi, “per creare qualcosa che nel tempo potesse onorare la loro memoria”.La famiglia di Bartek insieme alle istituzioni cittadine di Strasburgo sta creando una “casa della cultura” che ospiti giovani e contenuti di carattere culturale. Invece a Trento, il 3 dicembre, si è tenuta la firma dell’atto costitutivo della Fondazione Megalizzi che, spiega Alice, ha come scopo principale di “dare a tanti giovani la possibilità di informarsi, formarsi ed essere attivatori dell’ideale europeo della collaborazione tra Stati”. La Fondazione nasce grazie alla collaborazione della Federazione nazionale della stampa italiana, la famiglia e la fidanzata di Antonio, il Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, il Comune e la Provincia autonoma di Trento, l’Università degli studi di Trento, l’Usigrai, l’associazione degli operatori radiofonici universitari Rad-Uni e l’associazione Articolo21.
Si profilano per il futuro tante “piccole occasioni e grandi opportunità”, come la presenza all’European Youth Event nel maggio 2020, iniziativa che coinvolgerà 9mila giovani sotto i trent’anni: “Ci saremo con 40 operatori per animare gli studi radiofonici del Parlamento”, intitolati proprio ad Antonio e Barto, “e dare la possibilità a tutti i giovani che vorranno di intervenire al microfono e mandare in tutta Europa il racconto dell’evento, ma non solo. Crediamo fortemente che i giovani debbano avere un accesso alla comunicazione”.Quindi i sogni di Antonio sono ancora ben vivi e le sue parole risuoneranno ancora l’11 dicembre.“Non fermiamo questa voce”, è il titolo alla maratona che permetterà di “sentire ancora la voce dei nostri colleghi: è come il minuto di silenzio per ricordare, ma perché una radio dovrebbe smettere di suonare? Sarebbe come darla vinta a qualcuno che non ci vuole più sentir parlare, che vuol far tacere la democrazia”.