Chiara Biagioni

(da Bruxelles) Il Documento di Abu Dhabi sulla “Fratellanza umana” arriva al Parlamento europeo. Ha preso infatti il via oggi a Bruxelles una Conferenza sul Documento firmato il 4 febbraio scorso da Papa Francesco e dal Grand Imam di al-Azhar al-Tayyeb. Una giornata intensa di discussione e confronto sui temi (presenti anche nel nostro continente) del dialogo, della convivenza tra popoli e religioni, delle fragilità e dell’educazione dei giovani. Un momento di riflessione a più voci promosso dal gruppo parlamentare del Partito popolare europeo (Ppe), nell’ambito dell’annuale “Dialogo interculturale con le Chiese e le istituzioni religiose”. Ospiti del Monastero libanese maronita Saint Charbel sono politici e rappresentanti di comunità religiose e Chiese cristiane.

“Questo documento è un invito al dialogo”, ha detto Mairead McGuinness, vice presidente del Parlamento europeo, aprendo la conferenza: “Non è un testo che deve restare nelle biblioteche, ma deve entrare e trovare una collocazione nel mondo politico“.

Secondo la parlamentare, si tratta di “un documento storico per tre motivi”: “Si escludono i conflitti e le guerre” come metodo per risolvere le questioni; dà voce “ai meno privilegiati”; è stato “adottato in una delle zone più conflittuali del mondo”.

Portando quindi il discorso nel contesto europeo, la vice presidente McGuinness ha osservato come i valori presenti nel Documento di Abu Dhabi siano condivisi anche in Europa e ha messo in guardia dall’uso che spesso si fa della paura dell’altro per vantaggi personali,  invitando a non sfruttare questi timori perché “laddove si instaura la paura, si creano divisioni e si costruiscono muri e ci vuole poi molto tempo per combattere questo male alla radice. Mai come oggi il dialogo è necessario”.

A presentare il testo ai parlamentari presenti, il card. Miguel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. “Il Documento sulla Fratellanza umana – ha detto – rappresenta una pietra miliare sulla via del dialogo interreligioso. Una pietra miliare è un punto nel corso del cammino, non è né l’inizio né la fine.

Il potere dell’incontro tra gli uomini si rivela sempre e di gran lunga infinitamente superiore rispetto alla intolleranza e all’odio.

Esprimo l’auspicio che voi responsabili a diversi livelli della vita sociale e civile, possiate ascoltare ciò che il Papa e il Grand Imam vi dicono”. E aggiunge: “Non esitano a denunciare i mali della società, la sua disumanizzazione, la propensione al materialismo, l’anestesia della coscienza individuale e collettiva, gli squilibri nella ripartizione della ricchezza. In breve, sono tutti segnali di una terza guerra mondiale a pezzi che procede subdolamente nel mondo”. Obiettivo, quindi, del Documento è diffondere a tutti i livelli e in tutte le forme possibili “valori come l’etica, la solidarietà, l’amore verso il prossimo e promuovere la cultura dell’incontro e della pace”.

Segno che il Documento di Abu Dhabi sta facendo fare nel mondo i primi passi verso un dialogo di fraternità è il fatto che qui a Bruxelles a leggere in lingua originale araba l’intervento dello Sheikh Abdel Meneem Fouad, di al-Azhar, è stato Jean Maher, copto ortodosso egiziano. Sono intervenuti anche padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece, padre Enzo Fortunato, del Sacro Convento di Assisi, e il Rev. Andrew Thompson, cappellano della chiesa anglicana di St. Andrew’ ad Abu Dhabi dando vita poi a un vivace dibattito sui temi della convivenza e della pace sociale in Europa. “Questo documento – ha detto Riay Tatary Bakry, presidente della comunità islamica spagnola e imam di Madrid – esprime un concetto di giustizia che sta al centro della tradizione giudaica, mette in luce il valore dell’amore che è proprio del messaggio cristiano e propone la misericordia che è scritta nell’islam. Sono i pilastri su cui poggia la fratellanza umana” e

“se cristiani e musulmani se ne fanno carico, possiamo coinvolgere in questo cammino comune altri e la pace potrà prevalere in tutto il mondo”.

Ha preso la parola anche il nunzio apostolico in Ue, mons. Alain Paul Lebeaupin, che ha detto di aver consegnato questo Documento a tutti i rappresentanti permanenti degli Stati Membri e agli ambasciatori. Ed ha osservato: “Questo documento ci fa capire che un accordo è possibile, che è possibile promuovere la fratellanza tra i popoli e impedire che le differenze religiose possano essere utilizzare per dividere. Possiamo riuscire a metterci d’accordo e consentire la convivenza nella società. Se l’Unione vuole essere fedele ai valori dei padri fondatori, questa Unione è responsabile dell’immagine che dà di se stessa e del modo di trattare le sfide, al mondo”.

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