Gianni Borsa
Green Deal e bilancio pluriennale: due “grandi questioni” sulle quali l’Ue non può perdere tempo. David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, prende posizione – a nome dell’istituzione che rappresenta – sui temi in discussione al Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre. Sul “Piano verde” proposto dalla Commissione Von der Leyen c’è il sostegno della maggioranza dell’Eurocamera per la “decarbonizzazione entro il 2050 delle nostre economie. Si tratta però di finanziare con adeguati investimenti” questa transizione, considerando che sulle fonti energetiche “si parte da situazioni differenti fra un Paese e l’altro”: da qui l’impegno di mettere a bilancio 100 miliardi per il Just Transition Fund. I Paesi dell’est, in primis la Polonia, che dipendono dal carbone, su questo aspetto sono irremovibili: e uno stop temporaneo al Green Deal non è escluso. Sassoli invoca una “rivoluzione dolce”; cioè? “rivoluzione dolce è arrivare al 2050 con energia pulita”, specifica. C’è poi il capitolo budget pluriennale (Multiannual Financial Framework, per il periodo 2021-2027): “la proposta avanzata” dal Consiglio “è semplicemente inaccettabile”, sbotta Sassoli. Il Parlamento, co-responsabile del bilancio Ue assieme al Consiglio, “ha detto a chiare lettere che occorre un budget pari all’1,3% del Pil europeo” per finanziare le politiche comunitarie. “Su questo punto c’è l’unanimità al Parlamento”. Invece la proposta del Consiglio – cioè degli Stati membri, che finanziano le casse comunitarie – è ferma all’1%.
Sì all’Europa verde. Sassoli torna al Green Deal: “la lotta al cambiamento climatico è certamente in cima alle preoccupazioni dei cittadini europei e deve quindi essere una delle priorità della nostra agenda comune. L’Unione deve esercitare un ruolo guida in questa sfida” mondiale. “Il prossimo decennio sarà di importanza cruciale se vogliamo che l’Unione sia neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Per raggiungere questo risultato con il miglior rapporto costi-benefici, dobbiamo aumentare il prima possibile i nostri impegni per il 2030 e ridurre le emissioni europee di gas a effetto serra del 55% entro lo stesso anno”. Se l’Unione europea “non aumenta i suoi impegni, come può incoraggiare gli altri Paesi che producono emissioni a fare altrettanto nel corso dell’anno prossimo in vista della Cop26?”. A suo avviso il Green Deal “apre opportunità economiche e tecnologiche per i nostri cittadini e le nostre imprese, in termini di occupazione e innovazione”. Il Green Deal, afferma con convinzione, e ripete un paio di volte, “vuol dire crescita, investimenti”; si tratta di “rafforzare la competitività, promuovere le competenze future e creare posti di lavoro”. “Il Parlamento – prosegue Sassoli – accoglie con grande favore la proposta annunciata dalla Commissione per la creazione di un fondo per una riconversione equa quale strumento unico a livello europeo per garantire una transizione inclusiva e mirata a favore delle popolazioni e delle regioni più colpite dalla decarbonizzazione. L’obiettivo è arrivare a mobilitare almeno 100 miliardi di euro”.
No ai tagli sul bilancio. Ancora sul nodo bilancio: “il tema delle risorse è cruciale per consentire all’Unione di soddisfare le aspettative dei propri cittadini. È urgente procedere rapidamente e trovare quanto prima un accordo per evitare ritardi nell’attuazione delle politiche e dei programmi dell’Unione europea. Per questi motivi sono rimasto molto sorpreso dall’ultima proposta della presidenza finlandese del Consiglio, trapelata in questi giorni, è molto al di sotto delle aspettative” del Parlamento. Sassoli contesta, ad esempio, i tagli al Fondo sociale europeo, quelli per l’energia e la digitalizzazione, quelli per il Connecting Europe Facility
Democrazia, governance, cittadini. E sulla Conferenza sul futuro dell’Europa, anch’essa nell’agenda del summit? “Per il Parlamento europeo sarà una delle priorità della legislatura, e noi intendiamo essere una forza trainante nella sua organizzazione e attuazione”. “Le nostre tre istituzioni concordano sul fatto che l’Unione deve rafforzare la sua capacità di azione, la sua legittimità democratica e la sua efficacia”. Il gruppo di lavoro avviato in ottobre all’interno del Parlamento presenterà le sue conclusioni alla Conferenza dei presidenti il 19 dicembre “e adotteremo una risoluzione in plenaria a gennaio per essere pronti in tempo per avviare le discussioni con il Consiglio e con la Commissione all’inizio del prossimo anno”. Aggiunge: “La democrazia si riforma con il consenso”, quindi occorre una Conferenza aperta non solo alle istituzioni politiche europee e nazionali, ma “anche ai cittadini e alla società civile”.
Fiducia non è un assegno in bianco. Non ultima, un’annotazione sul populismo. “Nel maggio scorso i cittadini europei hanno dato un segnale molto chiaro sulla loro volontà e capacità di resistere alle sirene del populismo e dei nazionalismi, confermando la loro fiducia nei confronti delle istituzioni e del progetto europeo”. Questa fiducia “che ci è stata concessa non è tuttavia un assegno in bianco. I nostri cittadini hanno chiesto un’Europa diversa, più democratica, più trasparente, più verde, più sociale ed inclusiva, più sicura, più vicina ai loro bisogni. I prossimi anni saranno assolutamente decisivi per il futuro dell’Unione. Non possiamo permetterci di sbagliare”. Il vertice dei 27 leader prosegue fino a domani, con un occhio ai risultati delle elezioni britanniche.