Si è chiusa nella parrocchia latina della Sacra Famiglia di Gaza, la visita pastorale natalizia dell’Amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa e della delegazione patriarcale di cui facevano parte, tra gli altri, anche mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina, il cancelliere patriarcale, padre Ibrahim Shomali, suor Bridget Tighe, direttrice di Caritas Gerusalemme e i rappresentanti dell’Ive, l’Istituto del Verbo Incarnato, i cui religiosi da oltre 10 anni sono presenti nella Striscia. “Tre giorni ricchi di impegni e di incontri – ha dichiarato al Sir il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, religioso dell’Ive – nei quali abbiamo potuto festeggiare il Natale, anticipandone l’attesa e l’atmosfera”. Le visite natalizie a Gaza sono cominciate con il patriarca latino Michel Sabbah, oggi emerito, e da allora sia il suo successore, Fouad Twal e, da tre anni, mons. Pizzaballa, hanno continuato questa tradizione. “A molti fedeli – spiega il parroco –, Israele non concede il permesso di uscire dalla Striscia per andare a pregare alla Natività di Betlemme, così i patriarchi si recano a Gaza per celebrare il Natale e esprimere vicinanza concreta alla esigua minoranza cristiana, circa 1.000 fedeli, di cui solo 117 cattolici, su 2 milioni di abitanti”. Quello del rilascio dei permessi da parte di Israele è uno dei motivi di sofferenza dei cristiani gazawi che, rimarca padre Romanelli, “si sentono discendenti di Gesù, al pari di quelli di Betlemme, Gerusalemme e dei Territori. Siamo allo stallo. I fedeli sono in attesa di conoscere se e quando Israele darà loro il permesso e a chi. Sapere che i permessi forse non saranno per tutti li fa stare male. Vorrebbero sperimentare l’abbraccio della Chiesa. Si sentono quasi stranieri in terra loro”.
“La presenza di mons. Pizzaballa – aggiunge – ci ha fatto sentire l’abbraccio di tutta la Chiesa del Patriarcato e ci ha regalato un anticipo del Natale che verrà”. Mons. Pizzaballa ha incontrato la piccola comunità cattolica, le famiglie, i disabili e gli anziani, ha inaugurato il nuovo centro sanitario della Caritas Gerusalemme e alcuni ambienti del Centro “San Tommaso d’Aquino” dove i cristiani locali si formano a livello teologico e pastorale e dove studiano anche materie come informatica e inglese, utili per trovare un lavoro. Ieri la messa finale, preceduta dall’adorazione eucaristica, durante la quale, dice padre Romanelli, “abbiamo celebrato 12 prime comunioni, quattro cresime e dato la benedizione agli studenti dell’ultimo anno delle Superiori. La rappresentazione del presepio vivente ha chiuso la festa. Sono stati giorni in cui abbiamo assaporato la bontà del Signore. La comunità cristiana di Gaza, ci ha detto mons. Pizzaballa, pur in mezzo a tante difficoltà non ha perso la speranza e la fiducia. Di questo siamo orgogliosi”.
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