GROTTAMMARE – Dopo l’incontro con Federica Angeli sulla Speranza e quello di Francesca Fialdini sulla Fede, Cecilia Strada ha concluso il ciclo di incontri dedicato alle virtù teologali promosso dalla Parrocchia Madonna della Speranza. La Strada, figlia del medico e attivista per i diritti umani Gino Strada, si è concentrata sulla virtù della Carità, raccontando la sua esperienza in Emergency e in Mediterranea e rispondendo alle domande del parroco don Dino Pirri.
La Strada ha esordito dicendo: «Quando mio padre ha fondato Emergency ero ancora una ragazza. Per Emergency sono stata una volontaria, ho lavorato nell’ufficio umanitario e poi sono diventata anche presidente. La missione di Emergency è quella di curare in modo gratuito le persone che necessitano di cure in quei paesi che sono devastati da guerre e conflitti. L’azione di Emergency si svolge nei confronti di chiunque abbia bisogno di cure, senza distinzione alcuna. Curare tutti non è una scelta: è la medicina stessa che impone di aiutare tutti, indipendentemente dai sentimenti che si provano verso il paziente, nello spirito del giuramento di Ippocrate».
Per quanto riguarda il suo nuovo impegno nella ong Mediterranea, Cecilia Strada ha affermato: «Mediterranea è una Organizzazione Non Governativa italiana che opera nel Mediterraneo, nata per far fronte alle tragedie nel Mediterraneo. Sulle nostre coste si verificano meno sbarchi, ma è maggiore il numero dei morti. Poiché si rimproveravano le Ong straniere con frasi del tipo “Li avete salvati, ora portateveli a casa vostra” abbiamo pensato di dare vita ad una Ong italiana! La nostra priorità è quella di salvare vite umane e poi di ragionare su dove destinare quanti abbiamo strappato alla morte. Abbiamo portato avanti le nostre attività attraverso le navi Mare Jonio e Alex che, a seguito del decreto sicurezza, sono state multate, sequestrate e tenute ferme al Porto di Licata, dopo aver salvato la vita di 98 persone lo scorso 28 agosto. Quel giorno abbiamo avvistato un gommone in difficoltà sul quale si trovavano 64 donne e 22 bambini al di sotto dei 10 anni. Erano in mare da due notti e sei di loro erano già morti. Fortunatamente siamo arrivati in tempo per salvare gli altri ed è quello che abbiamo fatto per due ore in una delicata operazione di salvataggio».
L’attivista ha poi raccontato come è nata in lei la passione per il prossimo e come vive oggi il suo servizio verso gli ultimi: «Quando ero bambina sognavo di diventare un’anatomopatologa legale e se questo sogno si fosse realizzato la mia vita sarebbe stata più tranquilla rispetto a quello che poi effettivamente mi sono trovata a fare! Quando avevo nove anni ho seguito mio padre in Pakistan, in quanto lui era chirurgo di guerra per la Croce Rossa. Dopo tanti anni sono contenta di provare a fare la mia parte e penso che, se un giorno avrò dei nipoti, racconterò loro che ho fatto quello che ho fatto perché mi faceva stare bene. Non si tratta di un sacrificio, perché sento di farlo per me stessa: starei male se davanti a un’ingiustizia rimanessi con le mani in mano».
Sul suo rapporto con Cristo e con la Chiesa la Strada ha affermato: «Credo che la figura dell’uomo Gesù sia assolutamente straordinaria e il suo messaggio estremamente semplice e chiaro: il potere non può essere esercitato come una sopraffazione sui poveri e sugli ultimi. Era un’idea rivoluzionaria allora e lo è ancora oggi. Per questo motivo non si può non amare la figura di Gesù! Al contrario, mi viene difficile confrontarmi con le istituzioni. Qualche anno fa ti avrei detto: “Preferisco un parroco di campagna che la Chiesa nel suo aspetto istituzionale, ma adesso a capo dell’istituzione ecclesiastica c’è Papa Francesco e sono innamorata persa di lui!».
Sono molti secondo l’attivista i miti da sfatare, sia per quanto riguarda gli immigrati che coloro che li aiutano: «I volontari sono appunto volontari e in quanto tali non pagati. Spesso di dice che siamo finanziati da Soros: magari lo conoscessi, così gli potrei chiedere di finanziare le nostre attività! Al contrario, all’inizio tutto è cominciato con un prestito dalla banca etica e in seguito ci sono state delle donazioni. Pensiamo spesso di essere invasi da una marea di islamici, in realtà moltissimi immigrati sono cristiani: non ho una statistica precisa, ma è quello che ho capito parlando direttamente con loro. Spesso vediamo delle ragazze incinte e ci chiediamo come sia possibile che delle donne mettano a rischio la propria vita e quella di coloro che portano nel grembo e non riusciamo a comprendere che queste donne sono state violentate. Quando le navi libiche intercettano gli scafisti e riportano indietro gli immigrati per questi ultimi si riapre in Libia il dramma della schiavitù. Altro luogo comune è quello legato ai cellulari. Sì, gli immigrati li hanno e spesso questi mezzi tecnologici sono l’unico modo per avere un contatto con la propria famiglia. Purtroppo nei lager libici gli immigrati vengono torturati col vivavoce e gli aguzzini chiedono un riscatto alle loro famiglie».
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