DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.
Canta il salmista: «Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli».
Mani e cuore rappresentano l’azione e l’intenzione, cioè tutto l’essere dell’uomo, chiamato ad orientarsi radicalmente a Cristo. Il puro di cuore è colui, cioè, che cerca di accordare cuore, mano e bocca, coscienza, prassi e parola.
Non è certo così il re Acaz, incredulo e disobbediente a Dio, incapace di affidarsi!
Lo è invece Giuseppe: la gravidanza di Maria mette in crisi la storia che stava progettando con lei ma, invece di ripudiare la sua sposa, abbandonandola al disprezzo generale e compromettendola pubblicamente, Giuseppe sceglie un’altra soluzione – «…pensò di ripudiarla in segreto» -, una soluzione più umana e giusta, giusta perché umana.
È giusto Giuseppe, perché non giudica secondo le apparenze, perché non brandisce la legge di Dio come una clava. È giusto perché lascia prevalere la misericordia e l’amore sulla vendetta, sul suo orgoglio ferito.
È giusto Giuseppe, «…ha mani innocenti e cuore puro».
E su questa “giustizia” si innesta e prende vita la sua fede: una fede che lo aiuta ad accogliere un invito, una Parola che gli chiede di diventare padre, di sentirsi padre di un figlio che non viene dal suo desiderio, dalla sua decisione, ma soltanto da Dio.
«Chi potrà salire il monte del Signore? … chi non si rivolge agli idoli»: Giuseppe sceglie di non volgersi alla vanità, sceglie di non accogliere a vuoto il dono inestimabile della vita, non si lascia imbrigliare nelle maglie di una esistenza vuota, vana perché autocentrata. «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa»: Giuseppe prende con sé Maria e il suo Bambino perché scopre che la sua autenticità sta nel passaggio dall’esistere per sé stesso all’esistere per un altro, dall’io per sé alla scoperta dell’io ospitale, l’io che trova la propria identità nell’essere per l’altro.
Giuseppe: capire che “la vita del credente è comprensibile solo se in lui c’è qualcosa di incomprensibile”, un di più, un sogno, un angelo, un amore immeritato, vita da altrove…Dio!
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