Al termine di ogni anno con la marcia di Pax Christi che quest’anno si è svolta a Cagliari, si riattualizza il ricordo di don Tonino Bello con la sua avventura nella guerra dei Balcani dove lasciò un forte messaggio per la Pace. Don Tonino Bello è tornato prepotentemente d’attualità, in un momento in cui la parola Pace è fortemente in crisi. (Pensiamo solo agli ultimi scontri tra USA e Iran).
Papa Francesco è fortemente preoccupato e per il mese di gennaio così ci ha invitato a pregare: “In un mondo diviso e frammentato, voglio invitare alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti e anche tra tutte le persone di buona volontà.
La nostra fede ci porta a diffondere i valori della pace, della convivenza, del bene comune. Preghiamo affinché i cristiani, coloro che seguono le altre religioni e le persone di buona volontà promuovano insieme la pace e la giustizia nel mondo”.
Nelle poche volte che potemmo ascoltare don Tonino Bello qui a S.Benedetto, ci stupì con il suo linguaggio essenziale e l’entusiasmo con cui parlava di Gesù Cristo. Spesso Radio Maria ripropone alcune sue prediche tenute in un corso di esercizi spirituali per i sacerdoti ammalati, a Lourdes: quell’ascolto mi fa riprovare le emozioni di quel dicembre del 1992 quando, ancora convalescente dopo un delicato intervento chirurgico e a pochi mesi dalla morte, partecipò alla marcia per la PACE dei Cinquecento a Sarajevo. “ In quell’occasione- ricorda Mons.Bettazzi- seppe da una parte riassumere con un linguaggio vibrante ed incisivo, come era nella sua abitudine, scultoreamente le finalità di quel gesto “utopistico” e dall’altra infondere entusiasmo e speranza nei Cinquecento, ma soprattutto nel popolo di Serajevo. E poiché questo suo parlare nasceva da un cuore innamorato di Dio e di Gesù Cristo ( e della Madonna, invocata anche durante lo strazio dell’agonia), riusciva a trasmettere germi di fede e di speranza”. La PACE e la SOLIDARIETA’ facevano tutt’uno nell’opera di don Tonino, e lo dimostrò accogliendo quanti approdavano, fin da allora, sulle coste pugliesi, fuggendo dalle proprie terre. Come presidente nazionale di Pax Christi, il Vescovo Mons.Bello, ha lasciato un messaggio alto e forte al mondo e alla Chiesa. E’ un invito che si sta dimostrando di profetica attualità, oggi in cui crediamo di poter ottenere la PACE con la forza, con le armi, con la guerra. Egli vedeva la PACE nella “ convivialità delle differenze” con l’uso dei mezzi rispettosi non solo dell’integrità fisica, ma di ogni diritto di libertà e di giustizia.
“Don Tonino era un prete – scrive Mons. Bettazzi- innamorato di Gesù Cristo e dei poveri”. Insieme alla PACE ci ha lasciato un messaggio di servizio. La sua “Chiesa del grembiule” resta come invito ai cristiani e alle comunità e come speranza per i poveri del mondo. Don Tonino scriveva nel libro “Vegliare nella notte”: “ Di fronte alle ingiustizie del mondo, alla iniqua distribuzione delle ricchezze, alla diabolica intronizzazione del profitto sul gradino più alto della scala dei valori, il cristiano non può tacere”. Ed Egli parlava con un linguaggio ricco di poesia e di entusiasmo che rivelava una profonda cultura ed una vivace fantasia, doti che rendevano il suo parlare accattivante, specialmente in mezzo ai giovani. A questi trasmetteva fiducia e speranza e li entusiasmava lungo percorsi pieni di ideali. Nel libro già citato scriveva: “ Vorremmo tanto lasciar perdere le ingombranti foglie di fico che coprono le nostre vergogne. E, invece che nasconderci dietro l’opacità dei cespugli, correre tra le braccia di Dio, per farci perdonare da lui quando, alla brezza del vespro, scende ogni giorno a passeggiare nel nostro giardino”.