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2.100 paperoni più ricchi di 4,6 miliardi di persone

Patrizia Caiffa

Le disuguaglianze nel mondo non accennano a diminuire e il divario tra ricchi e poveri è ancora un baratro. Una ristretta élite di 2.153 paperoni detiene una ricchezza superiore al patrimonio di 4,6 miliardi di persone, mentre alla metà più povera della popolazione resta meno dell’1%. Le 22 persone più ricche del mondo hanno una ricchezza che supera quella di tutte le donne dell’Africa. Intanto in Italia il 30% dei giovani occupati guadagna meno di 800 euro al mese, e  il 13% degli under-29 italiani versa in condizione di povertà lavorativa. Come ogni anno, alla vigilia del World Economic Forum di Davos, Oxfam lancia il suo nuovo report sulle disuguaglianze nel mondo. Quest’anno si intitola “Time to care – Avere cura di noi” e la fotografia che ne emerge è, come sempre, implacabile e sconfortante.

L’1% più ricco del mondo detiene quanto 6,9 miliardi di persone. L’1% più ricco del mondo, sotto il profilo patrimoniale, deteneva infatti a metà 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. Al contrario la quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità – circa 3,8 miliardi di persone – non sfiorava nemmeno l’1%. Se le distanze tra i livelli medi di ricchezza dei Paesi si assottigliano, la disuguaglianza di ricchezza cresce in molti Paesi. Nel mondo il 46% delle persone vive con meno di 5.50$ al giorno e restano forti disparità nella distribuzione dei redditi, soprattutto per chi svolge un lavoro. Con un reddito medio da lavoro pari a 22$ al mese nel 2017, un lavoratore collocato nel 10% con retribuzioni più basse, avrebbe dovuto lavorare quasi tre secoli e mezzo per raggiungere la retribuzione annuale media di un lavoratore del top-10% globale.

Lavoro domestico sottopagato e di cura non retribuito. Il rapporto di Oxfam dedica quest’anno una attenzione particolare al lavoro domestico sottopagato e a quello di cura non retribuito che grava soprattutto sulle spalle delle donne.

Le donne a livello globale impiegano 12,5 miliardi di ore in lavoro di cura non retribuito ogni giorno, un contributo all’economia globale che vale almeno 10,8 trilioni di dollari all’anno,

tre volte il valore del mercato globale di beni e servizi tecnologici;  nel mondo il 42% delle donne di fatto non può lavorare perché deve farsi carico della cura di familiari come anziani, bambini, disabili; solo il 6% degli uomini si trova nella medesima situazione;  in Italia, al 2018, l’11,1% delle donne non ha mai avuto un impiego per prendersi cura dei figli. Un dato fortemente superiore alla media europea del 3,7%, mentre quasi 1 madre su 2 tra i 18 e i 64 anni (il 38,3%) con figli under 15 è stata costretta a modificare aspetti professionali per conciliare lavoro e famiglia. Una quota superiore di oltre 3 volte a quella degli uomini;  le donne svolgono nel mondo più di tre quarti di tutto il lavoro di cura, trovandosi spesso nella condizione di dover optare per soluzioni professionali part-time o a rinunciare definitivamente al proprio impiego nell’impossibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro.

Italia sempre più disuguale. Nella parte dedicata all’Italia – Disuguitalia – Oxfam evidenzia come

il 10% più ricco possieda oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero. Una quota cresciuta in 20 anni del 7,6%

a fronte di una riduzione del 36,6% di quella della metà più povera degli italiani. L’anno scorso inoltre, la quota di ricchezza in possesso dell’1% più ricco degli italiani superava quanto detenuto dal 70% più povero, sotto il profilo patrimoniale.  In Italia, la quota del reddito da lavoro del 10% dei lavoratori con retribuzioni più elevate (pari a quasi il 30% del reddito da lavoro totale) superava complessivamente quella della metà dei lavoratori italiani con retribuzioni più basse (25,82%).

Non si sale la scala sociale. I ricchi sono soprattutto i figli dei ricchi e i poveri sono i figli dei poveri: condizioni socio-economiche che si tramandano di generazione in generazione.

1/3 dei figli di genitori più poveri, sotto il profilo patrimoniale, è destinato a rimanere fermo al piano più basso

(quello in cui si colloca il 20% più povero della popolazione), mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, manterrebbe una posizione apicale. I giovani italiani che ambiscono a un lavoro di qualità devono fare oggi i conti con un mercato profondamente disuguale, caratterizzato, a fronte della ripresa dei livelli occupazionali dopo la crisi del 2008, dall’aumento della precarietà lavorativa e dalla vulnerabilità dei lavori più stabili.

Oltre il 30% dei giovani occupati guadagna oggi meno di 800 euro lordi al mese. Il 13% degli under29 italiani versa in condizione di povertà lavorativa.

Divario enorme tra ricchi e poveri. “Solo politiche veramente mirate a combattere le disuguaglianze potranno correggere il divario enorme che c’è tra ricchi e poveri. Tuttavia, solo pochissimi governi sembrano avere l’intenzione di affrontare il tema – denuncia Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia –. È ora di ripensare anche il modo in cui il nostro modello economico considera il lavoro di cura. La domanda di questo tipo di lavoratori, non retribuiti o sottopagati, è destinata a crescere nel prossimo decennio dato che la popolazione globale è in aumento con percentuali di invecchiamento sempre più alte.

Si stima che entro il 2030, avranno bisogno di assistenza 2,3 miliardi di persone, un incremento di 200 milioni di persone dal 2015.

È urgente che i governi reperiscano, tramite politiche fiscali e di spesa pubblica più orientate alla lotta alle disuguaglianze, le risorse necessarie per liberare le donne dal lavoro di cura – servizi pubblici, infrastrutture – e affrontare seriamente le piaghe di disuguaglianza e povertà”. In Italia servono invece “interventi efficaci, per fare in modo che le giovani generazioni non siano lasciate indietro”.

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