MONTEMONACO – La tempra della gente di Montemonaco non si è smentita nel rinnovato appuntamento in onore di San Sebastiano. In tantissimi oggi, 20 gennaio, hanno sfilato dalla piazza del paese fino alla chiesa di Santa Maria in Casilicchio, nella frazione Tofe, in barba ai 4 chilometri percorsi a piedi e alle temperature al di sotto dello zero. In testa al corteo, accanto ai gonfaloni del Comune e della Provincia di Ascoli, c’erano il sindaco Francesca Grilli, il presidente della Provincia Sergio Fabiani, il presidente del Bim Tronto Luigi Contisiciani e diversi rappresentanti istituzionali e delle forze dell’ordine dei paesi limitrofi, tra cui Michele Franchi vicesindaco di Arquata. Insieme con loro, i Vigili Urbani di Montemonaco e dintorni, tra le prime file o mischiati tra i devoti. Perché San Sebastiano non è solo il Santo che protegge le comunità dalle disgrazie, è anche il protettore della Polizia Municipale. Questa tradizione a Montemonaco affonda le radici nel 1600, quando gli abitanti andarono per la prima volta in pellegrinaggio dal paese fino alla chiesa di Tofe, per ringraziare San Sebastiano di averli protetti dalla peste. Da allora non ci sono stati venti, pioggia, nevone e neppure terremoti ad impedire una festa rimasta nel tempo molto cara ai montemonachesi.
La processione è terminata nella chiesa di Santa Maria in Casilicchio dove il vescovo della Diocesi di San Benedetto, monsignor Carlo Bresciani, ha celebrato la messa insieme a don Luca Rammella, parroco di Montemonaco, ed altri sacerdoti. Parole come speranza, che non deve mai venire meno, e fiducia nel seguire la volontà dei Signore si sono alternate nell’omelia dell’alto prelato, risuonando come un forte incoraggiamento alla popolazione a non darsi per vinta di fronte alle mille difficoltà, di ogni giorno o epocali come quella del sisma 2016. «Nella nostra vita ci sono tanti momenti difficili – ha detto monsignor Bresciani -. Chi ci dà la forza di affrontarli? Certamente Dio, perché è sua l’ultima parola, come dice l’apostolo San Paolo. E come testimonia la vita dei martiri. Quella di San Sebastiano che ha saputo mantenere fede alla parola data anche a costo del martirio, appellandosi al fatto che Dio gli avrebbe dato la ricompensa. Ma per noi, cosa significa tutto questo? Vuole dire che Lui sarà il nostro difensore e non ci abbandonerà nei momenti in cui ci sentiamo impotenti. E che, forti di tale convinzione, guardiamo la vita con estrema fiducia. In che modo? Quando noi non possiamo fare nulla davanti al male, possiamo sempre donare il nostro amore.
E’quello che cambia i nostri cuori, permettendoci di dare il meglio di noi stessi.
A volte – ha continuato il vescovo – chiediamo al Signore di intervenire con forza, ma non c’è speranza se si risponde al male con il male». I Martiri sono stati esempi di coerenza ha inoltre ribadito monsignor Bresciani: «Per questo i Vigili Urbani sono qui a raccomandarsi a lui, affinché possano esercitare ogni giorno il loro servizio all’insegna della devozione e della fedeltà dimostrata dal Santo».
San Sebastiano, uno dei martiri più rappresentati nell’iconografia religiosa, è raffigurato trafitto dalle frecce. Giovane ufficiale dell’esercito imperiale, diventò comandante della legione a difesa del palazzo imperiale di Roma. Convertitosi, incappò nella persecuzione di Diocleziano e fu condannato a morire, trafitto dalle frecce dei suoi stessi soldati sul colle Palatino. Proprio per questa sua particolare condanna a morte, fu considerato protettore contro la peste, che compariva improvvisa e tremenda e colpiva proprio come una freccia mortale. Come soldato, preposto alla sicurezza dei cittadini, il Santo è stato eletto patrono dei Vigili urbani. Sulla scia della devozione a San Sebastiano, Santa Maria in Casilicchio, che era meta di pellegrinaggi anche prima della pestilenza, divenne anche la chiesa di San Sebastiano, come testimoniano l’altare a lui dedicato e la statua.