Foto Federico Del Zompo
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Fa il pieno di pubblico e di consensi Simone Cristicchi, l’artista romano, vincitore di numerosi premi, tra cui spicca l’edizione del Festival di Sanremo 2007 e attuale Direttore del Teatro Stabile d’Abruzzo, intervenuto lunedì alle ore 17.30 presso il Teatro San Filippo Neri per la presentazione del suo libro “Abbi cura di me”, scritto a quattro mani con il giornalista e scrittore Massimo Orlandi.
L’evento, organizzato dall’ufficio diocesano del Sovvenire, ha riscosso un notevole successo: oltre 300 persone tra la sala, la platea e all’esterno del teatro, dove molte persone, che non sono riusciti ad entrare per motivi di sicurezza, hanno atteso la fine dell’incontro per raggiungere l’artista e farsi autografare il libro.
Durante l’incontro, moderato dal Direttore de “L’Ancora” Simone Incicco, incaricato diocesano del Sovvenire, ed allietato dall’accompagnamento musicale della Picenorchestra, Cristicchi si è raccontato a 360°, rivelando le sue radici profondamente immerse nel mondo dell’arte: tra i suoi avi ci sono un illustre decoratore di Chiese ed il celebre cantante Dean Martin. L’artista ha poi ripercorso i fatti pricipali della sua gioventù, in particolare la perdita del padre all’età di 12 anni: “All’epoca mi sono rifugiato nella mia stanzetta, ho chiuso il mondo fuori dalla porta e non volevo vedere nessuno, nè parenti nè amici, perchè mi vergognavo di essere orfano. Poi un giorno, all’improvviso, durante quella sorta di esilio volontario, ho trovato dei fogli bianchi ed ho iniziato a disegnare, ad inventare delle storie con personaggi strampalati tutti da ridere. Così quella stanza tutta bianca a poco a poco è divenuta tutta colorata. Avevo scoperto l’arte, la creatività. Avevo scoperto che l’arte guarisce le ferite, trasforma le ferite in feritoie. Avevo scoperto che le matite spezzate continuano a colorare comunque. Quando sono rientrato nel mondo reale, è stato bello constatare che nessuno si può salvare da solo, che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci tenda una mano. Questa mano io l’ho trovata nel mio piccolo quartiere di Roma, l’ho trovata in persone semplici e tra queste ci sono molti cantautori italiani che sono stati miei padri, che mi hanno insegnato a vedere il mondo in un’altra maniera.”
L’evento ha visto anche la partecipazione attiva dei ragazzi che frequentano il Corso di Giornalismo organizzato da “L’Ancora”. I corsisti hanno avuto l’opportunità di salire sul palco e fare da vicino alcune domande all’illustre ospite, il quale, stimolato dalle loro considerazioni genuine ed allo stesso tempo profonde, ha dato vita a momenti di ilarità, ma anche di commozione e di riflessione. Riportiamo di seguito le domande integrali degli aspiranti giornalisti ed una sintesi delle risposte dell’artista romano.
Ludovica: Nell’estate del 1993 Simone è rimandato in due materie ed è costretto a passare l’estate in casa. Un giorno, mentre è in soffitta, trova una chitarra. Da lì a poco a poco nasce una grande passione per la musica e lei passa dal fumetto al pentagramma. Cosa direbbe ai ragazzi che, come lei, hanno tante passioni e tanti sogni ma hanno paura di inseguirli?
“Oggi, forse più di ieri, i sogni sembrano molto lontani e difficili da realizzare, soprattutto perchè sono stati inculcati dei falsi valori ed esiste una falsa idea di successo. Una persona di successo non è quella che va in televisione e vende molti dischi, anzi spesso quella gente è molto triste perchè vive in uno stato di solitudine e di pressione continua. Invece il vero successo è essere felice di chi si è, l’aver compreso la propria strada, l’aver scoperto il proprio talento, l’aver lottato per mettere in luce quel germoglio ed averlo trasformato in un fiore. In questo percorso per trovare la propria strada, oltre alla fortuna, è importante il ruolo della scuola. Oggi purtroppo, al termine delle scuole dell’obbligo, un percorso che dura dagli 8 agli 11 anni, spesso i ragazzi non hanno capito quale sia il loro talento e quale sia la loro strada! Per me la scuola dovrebbe essere un C.R.T., un Centro Ricerca Talenti, un laboratorio in cui i ragazzi almeno un paio d’ore a settimana dovrebbero lavorare per scoprire le loro passioni, stando a contatto con la natura, con gli animali e con la musica dei cantautori italiani, come De Andrè, Battiato, Gaber, che erano dei poeti e dei profeti.”
Vittoria: Mentre continua a disegnare, vede che la musica, tra le altre cose, le permette una maggiore accettazione sociale. Da invisibile, grazie ad un concerto per il suo istituto, diventa visibile anche a scuola. Le belle ragazze, che prima non la guardavano, ora iniziano a notarlo e a corteggiarlo. Vista la sua esperienza, cosa consiglia a noi ragazzi che tante volte ci sentiamo invisibili?
“Consiglio prima di tutto di fare una ricerca dentro se stessi: devi scovare quale è la tua attitudine, quale è il tuo destino. Chi ti ha mandato qua? Per quale motivo sei venuta al mondo? Ricordo ancora il mio primo maestro di disegno, Benito Jacovitti, uno straordinario disegnatore che ho avuto la fortuna di frequentare per tre anni. La prima volta che sono andato a casa sua, a 16 anni, gli ho presentato i disegni che avevo fatto e che erano una perfetta imitazione dei suoi, avevo copiato il suo stile in maniera quasi maniacale. Lui li guardò e mi disse: Tu non verrai più in questa casa se prima non avrai trovato quello che è il tuo stile, perchè io non ho bisogno di una fotocopiatrice umana. Oggi si tende a clonare, si cerca di imitare tutto e tutti, anche nei talent. Invece noi siamo unici: non c’è una persona uguale a te. Fare una ricerca su te stessa significa trovare davvero la tua unicità. E questo è il vero miracolo della vita che mi ha insegnato Jacovitti. Dopo qualche mese sono tornato da lui con altri disegni che erano eseguiti nel mio stile, che era completamente diverso dal suo, e lui mi ha preso a bottega da lui e mi ha insegnato l’arte del disegno e tanti altri segreti che tengo gelosamente con me. Il vero insegnamento dunque è questo: trova te stesso e non sarai mai più invisibile.”
Alessandro: Lei ha avuto successo con una canzone che probabilmente non la rappresentava, Vorrei cantare come Biagio Antonacci, in un momento drammatico della sua vita in cui non riusciva a far sentire la sua voce al grande pubblico. Inoltre la canzone è stata vissuta come un tradimento da parte del suo pubblico di nicchia. Come è riuscito a ricucire lo strappo?
“Io ho fatto una lunga gavetta durata circa 10 anni in cui ho girato pub, locali, piccoli teatri e case private. All’improvviso, da un mese ad un altro, sono diventato famoso: la canzone nell’estate 2005 diventò un tormentone e in tanti mi riconoscevano per strada. Interviste per i giornali, per la televisione, addirittura un’intervista di Mollica al Tg1. Ad aiutarmi a mantenere i piedi ben piantati a terra in quel periodo c’era mia zia Rosina che mi regalava in continuazione pillole di saggezza, riguardanti la pazienza da avere lungo la strada per il successo e soprattutto in merito alle illusioni. Mi diceva: Se la montagna viene da te e non sei Maometto, scappa, perchè è una frana.”
Emma: Lei ha avuto da giovane, dopo la morte di suo padre, uno strappo con la fede che lo ha portato a chiedersi Dov’è Dio?. Negli anni, attraverso diversi incontri, in particolare prima con la storia di David Lazzaretti, poi con Luigi Rena della comunità di Romena e poi con un sacerdote della comunità Filossa, si è avvicinato a Dio. Come vive la sua fede un uomo di successo?
“Ultimamente frequento molto le Suore di clausura. Sembra che loro non si interessino del mondo, invece ne hanno più cura di chi nel mondo vive. E poi sono in continua ricerca: hanno anche loro molti dubbi, però scelgono ogni giorno di essere suore di clausura. Ecco, loro hanno quel coraggio che manca a noi di scegliere. Io, come loro, sono un cercatore di silenzio perchè nel silenzio c’è quella vocina che esce da dentro e che spesso è soffocata dal frastuono dei cellulari.”
Infine Cristicchi, che sarà presente domani sera al Festival di Sanremo per un duetto con Enrico Nigiotti, ha spiegato perchè il suo libro è diverso da altre biografie: “In questo libro non leggerete soltanto dei miei successi, ma anche delle tante cose che sono andate male nella mia vita: i miei dubbi, le mie cadute, la fatica di rialzarsi, di reinventarmi. In questo senso penso che il mio libro possa essere utile e possa piacere a chi lo leggerà, perchè credo che in fondo ogni vita meriti di essere raccontata, perchè in ognuno di noi c’è un po’ di bellezza e un po’ di disgrazia. E questo libro è la storia di una vita straordinaria, come quella di ognuno di voi.”
Il direttore Incicco afferma: “Un pomeriggio speciale e straordinario in cui Simone Cristicchi ha regalato emozioni uniche. Un grande grazie va alla mia famiglia, a Simone Cristicchi e a tutti coloro che ci hanno aiutato nell’organizzazione: La parrocchia San Filippo Neri, il parroco don Gianni Croci, la Picenorchestra, l’associazione Caleidoscopio e i ragazzi del corso di giornalismo. Grazie a tutti!”
L’appuntamento è terminato con l’accompagnamento musicale della Picenorchestra e tra gli applausi scroscianti del pubblico presente.