“Il Marocco – ricorda il presidente di Aibi – prevede una possibilità di salvezza per questo minori: si chiama kafala e la convezione Onu sui diritti infanzia, di cui abbiamo celebrato il trentesimo anniversario nel novembre scorso, la inserisce fra i sistemi di protezione dell’ infanzia. Ma l’Italia, pur avendo ratificato la convezione dell’Aja del 1996 sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dell’infanzia, già con effetto dal 1° gennaio 2016, per la sua applicazione anche nel nostro Paese, non ha ancora approvato norme dettagliate che consentano di riconoscere i provvedimenti di kafala in Italia con le dovute garanzie per i minorenni, anche in funzione della diversa loro condizione nel Paese di origine: alcuni sono solo affidati temporaneamente a famiglie mentre altri sono di fatto abbandonati”. Senza queste norme di dettaglio, precisa Griffini, “i bambini in regime di kafala in Italia si trovano anche in condizioni di disuguaglianza rispetto ad altri. E sono ormai passati diversi anni…”.