“Un incontro proficuo nel quale ho tenuto a ribadire che l’allargamento dell’Ue non è solo una necessità, ma un’opportunità storica unica da cogliere per il nostro interesse politico e economico comune”.
Così mons. George Frendo, presidente della Conferenza episcopale albanese, commenta al Sir la riunione avuta questa mattina a Bruxelles con Olivér Virhelyi, commissario europeo per il Vicinato e l’Allargamento, con europarlamentari e rappresentanti della presidenza croata dell’Ue. Con l’arcivescovo anche mons. Gjergj Meta, segretario generale dei vescovi albanesi. Al centro dell’incontro – che giunge in un momento in cui l’Ue sta rivedendo le politiche di integrazione e preparandosi al vertice Ue-Balcani occidentali (7 maggio) sotto la presidenza croata – il tema dell’allargamento dell’Ue con particolare riferimento all’avvio di possibili negoziati per l’ingresso in Europa.
“È giusto –afferma mons. Frendo – che l’Albania entri a far parte dell’Ue. La decisione dello scorso ottobre circa l’apertura dei negoziati è stata purtroppo negativa ed ha provocato una grande delusione nel popolo. Ora è necessario lavorare per infondere nuova speranza soprattutto nei giovani molti dei quali stanno decidendo di andarsene. Ai giovani dico di amare ancora di più la loro patria e vedere con occhi ottimisti il futuro. Sono i giovani che devono costruire un Paese sempre più degno, bello ed efficiente”.
“Il nostro Paese ha valori molto profondi che colpiscono coloro che arrivano da noi: l’apertura, l’ospitalità, il rispetto. Ai miei interlocutori questa mattina ho ricordato il grande valore che la famiglia ha presso di noi, mentre in altri Paesi dell’Ue è sotto attacco. E poi il rispetto per le persone anziane. Molti popoli europei devono imparare dagli albanesi questa attenzione per gli anziani. Per noi non sono un peso ma una risorsa”.
Altro punto discusso con il Commissario Virhelyi è stato quello relativo ai rapporti con l’Islam: “alcuni – riferisce mons. Frendo – hanno timore per l’ingresso dell’Albania nell’Ue perché è un paese a maggioranza musulmana, il 57% secondo ultimo censimento. Ma
non dobbiamo commettere l’errore di identificare l’islam con il terrorismo. Lo Stato albanese è laico
non musulmano che rispetta le religioni come uguali nella dignità. L’Islam in Albania non può essere accostato a quello di altri Paesi musulmani basti vedere la coesistenza pacifica che vige entro i nostri confini. Io non parlo di tolleranza ma di armonia. Si parla di libertà di pensiero, di espressione, di difesa della dignità umana, di democrazia come valori europei, bene tutti questi valori esistono già in Albania. Ho tenuto numerose conferenze – ricorda il presule – in cui ho parlato della necessità delle riforme, anche elettorale, della lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. Per questi motivi possiamo essere considerati un esempio per tutta la regione. In qualche maniera il nostro ingresso nell’Ue potrebbe infatti spingere anche i Paesi balcanici vicini, con cui abbiamo buoni rapporti, a fare gli sforzi necessari per facilitare a loro volta l’avvio dei rispettivi negoziati”.
“L’adesione all’Ue significherebbe, secondo il presidente dei vescovi albanesi, anche “monitorare le riforme necessarie per mantenere lo stato di diritto e promuovere la fiducia dei cittadini. L’ingresso nell’Ue, ribadisco, è per noi una opportunità storica che va colta”.
“Il primo a parlare di allargamento nel 2000 fu Romano Prodi che in un discorso famoso parlò di Croazia, Macedonia, Montenegro e anche Albania. Tanto cammino è stato fatto, molto reta da fare. Credo che nessuno si sia mai pentito del processo di integrazione europea”.
Temi affrontati anche dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ieri in visita in Albania dove ha incontrato, tra gli altri, il Primo Ministro Edi Rama, insieme al Presidente del Parlamento Gramoz Ruci, e i leader dei gruppi politici. Rivolgendosi al Parlamento di Tirana, Sassoli ha, infatti, ribadito che con l’Albania “condividiamo la stessa visione: riconciliare l’area geografica e politica” e sottolineato che “la decisione dell’anno scorso non è stata un ‘no’ ma un rallentamento, un momento di transizione. Nella reazione del popolo e delle istituzioni albanesi – ha detto il presidente dell’Europarlamento – abbiamo visto la volontà di non arrendersi e di continuare verso il cammino delle riforme. Questo è un segnale importante. L’Albania può essere un esempio in questa regione. Spero quindi che potremo aprire i negoziati a marzo o al massimo a giugno di quest’anno”. “Condivido questa speranza. Le parole di Sassoli – conclude mons. Frendo – ci donano nuova forza. L’Albania merita qualcosa di più dall’Europa. L’Ue sia più generosa”.
0 commenti