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Direttore Pompei: “A San Valentino, si celebra l’amore”

Pietro Pompei

DIOCESI – Alcune parole sono effimere e vivono una stagione, altre resistono alle intemperie, ma pian piano anch’esse sono intaccate dalla ruggine ed alla fine cedono al mutare dei sentimenti e del linguaggio degli uomini. Dopo millenni, in alcune nazioni hanno tagliato le radici della vita togliendo via “babbo e mamma” nell’illusione di rinvigorire la vita stessa. Il matrimonio è un laccio troppo stretto per una società vogliosa di continue e nuove sensazioni. C’è dentro un tormento che rende tutto motivo di insoddisfazione e se non si riprende la “lanterna che abbiamo posto sotto il moggio” non riusciremo mai più a trovare un po’ di serenità.

È il tormento che avvertì l’Ulisse dantesco perché  “Fatti non foste a viver come bruti ,/ ma per seguir virtute e canoscenza” , poiché non capirono che la prima conoscenza era in se stessi non seppero riconoscere “la montagna” della salvezza e naufragarono. Torniamo al noto Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi seautón,  conosci te stesso socratico per cercare la pietra scartata dai costruttori dei nostri tempi pur tanto esperti che ci indicherà la testata d’angolo sulla quale costruire in modo certo la nostra vita futura.

Oggi non più “fidanzati” ma “la mia ragazza, il mio ragazzo”. C’è dentro un possesso egoistico che ben presto avvizzisce dopo averci giocato un po’ di volte e subito ne voglio un altro. Ci dicevano un tempo che l’”erba voglio” non nasce neppure nel giardino del re e se anche lo fosse appassirebbe subito. L’incontro dell’amore non spinge al possesso ma alla contemplazione. C’è dentro qualcosa che non è nostro col quale si sta bene e col quale vorresti restare. Il fidanzamento è il periodo in cui come i discepoli di Emmaus “non ardeva forse il nostro cuore quando egli ci parlava…” Ci accorgiamo quando l’altro o l’altra si assentano e siamo disposti a tutto pur di rincontrarci. Il fidanzamento è il periodo della ricerca per conoscersi e per conoscere, non per bruciare le tappe, non per una donazione parziale che, a lungo andare, potrebbe trasformarsi in rancori che portano inevitabilmente a sciogliere unioni dentro o fuori del matrimonio. I forti sentimenti che accompagnano il fidanzamento servono per purificarci come l’  evangelico “li ha saggiati come oro nel crogiolo e li ha graditi come un olocausto”. E giungere lucenti a quel si frutto di un amore consapevole che non farà fatica a mantenersi per tutta la vita..

Solo così la festa di S.Valentino ha un significato, altrimenti, come tante altre si risolve in un fatto puramente commerciale che va consumato e lo scarto va buttato nella spazzatura.

 

Redazione: