di M. Chiara Biagioni
Siamo molto grati a Sua Santità Papa Francesco per aver pregato per il nostro Paese e i nostri connazionali durante il periodo più difficile del tragico scoppio del Covid-19 in Cina”. Sono le prime parole che da Shijizhuang City, capitale della Provincia di Hebei, a sudovest di Pechino, padre John Baptist Zhang, fondatore della Xinde press e della Jinde Charities, pronuncia nel primo collegamento skype con il Sir. In realtà, in Cina non esiste una Caritas ufficiale, ma da più di 20 anni Jinde svolge attività di soccorso. In queste ore è impegnata in primissima linea e con il sostegno di Caritas Germania, soprattutto nella distribuzione delle forniture mediche e di protezione per aiutare chi è “sul fronte” a combattere l’epidemia. Secondo gli ultimissimi dati aggiornati al 25 febbraio, la Cina ha confermato nuovi 406 casi. In totale ci sono 78.064 casi confermati e 2.715 morti in Cina. Con la diffusione dell’epidemia in tutte le parti del Paese, mascherine e indumenti protettivi vengono consumati in centinaia di migliaia di pezzi al giorno. Le scorte si esauriscono facilmente e sebbene la produzione non abbia mai cessato, anche durante le vacanze del Capodanno cinese, la Cina fa fatica a soddisfare le necessità, spingendo il personale medico – e tra loro anche molti religiosi e religiose – ad operare senza adeguata protezione e in condizioni pericolose.
Jinde, in queste ore, funge da piattaforma di assistenza. Qui arrivano le richieste e da qui partono gli aiuti. “Quasi tutte le famiglie e tutte le parrocchie della Chiesa cattolica cinese ha fatto del proprio meglio per fare donazioni finalizzate ad aiutare il personale medico e i pazienti nelle aree colpite”. È sostanzialmente – spiega il sacerdote – “una risposta d’amore” quella che si sta cercando di dare, insieme alla società, “seguendo l’esempio del buon samaritano indicato da Gesù nel Vangelo di Luca”. In queste ore, la Chiesa in Cina è in difficoltà. Mancano mascherine, indumenti di protezione e l’assistenza ai malati sta diventando pericolosa per medici ed operatori. Da Jinde Charities parte un grido di aiuto: “Speriamo che il Papa e la Chiesa universale si uniscano ancora una volta al clero e ai fedeli della Chiesa cattolica cinese, camminando mano nella mano con il popolo cinese e dando testimonianza della Buona Novella”. Moltissime sono le storie che si intrecciano qui a Jinde: gli aiuti raggiungono posti anche molto isolati e lontani. L’11 febbraio, dieci scatole di mascherine mediche N95 sono state portate nelle aree più colpite, raggiungendo anche nella Cina settentrionale un ospedale gestito dalla chiesa dove lavorano, come fosse “un campo di battaglia”, le suore. Il 17 febbraio, il vescovo He Zeqing della diocesi di Wanzhou della città di Chongqing ha inviato a padre Zhang una lettera:
“l’epidemia è piuttosto grave; ci mancano il liquido per la disinfezione, le maschere, coperte e cuscini, per favore aiutateci al più presto!”.
“Questo impegno – racconta padre Zhang – ha permesso di creare “in Cina una buona immagine per la Chiesa universale, con espressioni di grande apprezzamento e riconoscimento di tutti i settori della società cinese”. Era, d’altronde, quanto chiedeva Papa Francesco nel messaggio ai cattolici cinese e alla Chiesa universale: “Sul piano civile e politico, i Cattolici cinesi siano buoni cittadini, amino pienamente la loro Patria e servano il proprio Paese con impegno e onestà, secondo le proprie capacità”. “Di fronte alle prove della morte e della malattia e alle opere di soccorso – osserva padre Zhang -, fedeli cattolici, sacerdoti e vescovi cinesi non hanno lasciato sole le vittime e hanno dato una risposta tempestiva e generosa ai bisogni del paese e della nazione.Attraverso le loro azioni, hanno detto alla società cinese che la Chiesa cattolica cinese è una comunità cristiana che cammina insieme al paese e alla nazione e condivide il destino comune”.
Il virus dalla Cina è arrivato anche in Italia. “Questo dimostra – dice padre JB Zhang – che il Covid-19 non è solo un disastro che ha colpito la nostra nazione, ma un disastro per l’umanità nel suo insieme. Quello che vorrei dire ai nostri amici italiani, fratelli e sorelle: fate attenzione. Prendete il Covid-19 seriamente, abbiate cura di voi stessi e imparate dall’esperienza cinese. Il Coronavirus è terribile”. Sono arrivate anche qui le notizie su forme di razzismo e discriminazione, alcune volte anche violente, contro i cinesi. “È vergognoso”, osserva il sacerdote. “Questo tipo di osservazioni e azioni non dovevano accadere e sono assolutamente inaccettabili. La situazione può essere paragonata a quanto può succedere improvvisamente in una delle nostre famiglie quando uno dei suoi membri rimane colpito o ferito. Di cosa abbiamo più bisogno in questi momenti difficili? Di empatia, consolazione, incoraggiamento, aiuto. Pertanto, di fronte a un disastro così grave, tutti – il clero e i fedeli della Chiesa cattolica cinese ma anche i miei concittadini – tutti abbiamo bisogno di preghiera, compassione, comprensione e sostegno”. Padre Zhang racconta anche che di fronte a queste gravi crisi di salute causate dall’uomo ai danni dell’uomo, la Cina si sta interrogando. Nelle prime fasi dell’epidemia a Wuhan, non si aveva consapevolezza dell’entità della nuova polmonite coronarica. “Ora stiamo facendo una profonda autocritica per capire le cause profonde di un tale incidente. Come dice un proverbio, le sofferenze sono benedizioni nascoste da Dio: preghiamo allora e speriamo che attraverso tutto ciò, usciremo più saggi, più forti, migliori e con legami di amicizia tra noi e con il mondo più stretti”.
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