DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.
Da chi vogliamo farci accompagnare nel cammino quaresimale appena iniziato?
Possiamo scegliere il serpente di cui scrive il libro della Genesi.
Su di lui cade la scelta di Adamo ed Eva. Ma cosa accade? Il serpente vuole separare l’uomo da Dio, per legarlo a lui, al suo punto di vista. Lo fa travisando volutamente la realtà: «E’ vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?”». Travisa anche l’immagine di Dio, la distorce: «Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste [del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino] si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Genera confusione perché il suo scopo non è quello di costruire una relazione ma di rovinarla, di deviarla. L’immagine che egli dà di Dio è scorretta: un Dio geloso, invidioso, che vuole il male della sua creatura. L’idea di libertà che il serpente comunica non è legata alla responsabilità ma ad un orgoglioso egoismo slegato da ogni ricerca di verità. Le sue parole non aiutano, come quelle di Dio, a riconoscere il bene e il male, ma a giudicare secondo i propri gusti e i propri bisogni: «Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza».
Adamo ed Eva perdono la loro intimità con Dio, e questo fa scoprire loro, in termini negativi, la propria nudità, il proprio limite.
Anche il diavolo, protagonista del Vangelo, tenta Gesù nel deserto per “accompagnarlo”, spingerlo ad incarnare un Dio potente, miracolistico, padrone, ricco, lontano anni luce dall’uomo e dalla sua storia, un Dio diverso da quello che Lui, invece, è venuto a mostrarci.
Quel Dio che, fin dall’inizio dei tempi, si pone accanto all’uomo lasciandosi totalmente coinvolgere nella sua vita. Egli crea l’uomo e la donna dalla terra ma «soffiò nelle sue narici un alito di vita», quel principio divino che fa dell’uomo “somma finitezza” e “somma infinità”.
E Gesù, nel Vangelo, non fa altro che ricordarci questo e rimandarci ad un Dio che è Padre e ad una Parola da cui lasciarsi condurre.
Il Signore ci offre di accompagnarci in un cammino di autentica libertà, che non è fare quello che voglio ma essere ciò per cui sono stato creato, un essere vivente, un essere che vive della vita di Dio!
La limitazione che Dio sembra imporre all’uomo – «…dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare» – ci dice che il bene e il male sono realtà di cui facciamo esperienza in un cammino di discernimento, ma non sono nostra proprietà. Di fronte alla consapevolezza del bene e del male, noi scopriamo il nostro limite ma anche il nostro posto nel mondo, impariamo a scegliere ciò che è meglio e riconoscere i nostri errori, fare esperienza del nostro essere creature e dei nostri confini ma, allo stesso tempo, riconoscere la bellezza del progetto che siamo chiamati a realizzare.
Il Padre che ci accompagna o il separatore che ci condiziona…a noi la scelta per vivere questo tempo di Quaresima e il tempo della nostra vita!