L’85% dei migranti e rifugiati giunti dalla Libia in Italia dal 2014 al 2020 nel periodo che va dal 2014 al 2020 ha subito torture e trattamenti inumani e degradanti; i due terzi sono stati detenuti, quasi la meta ha subito un sequestro o si e trovata vicino alla morte. Nove persone su dieci hanno dichiarato di aver visto qualcuno morire, essere ucciso o torturato: è quanto emerge dal rapporto “La fabbrica della tortura” diffuso oggi da Medici per i diritti umani, basato su oltre 3.000 testimonianze raccolte in luoghi diversi. Un lungo e dettagliato report con testimonianze e grafici che mostrano le gravi violazioni dei diritti umani a cui sono sottoposti i migranti in Libia. Nello specifico “il 79% è stato detenuto/sequestrato in luoghi sovraffollati e in pessime condizioni igienico sanitarie, il 75% ha subito costanti deprivazioni di cibo, acqua e cure mediche, il 65% gravi e ripetute percosse. Inoltre, un numero inferiore, ma comunque rilevante, di persone ha subito stupri e oltraggi sessuali, ustioni provocate con gli strumenti più disparati, falaka (percosse alle piante dei piedi), scariche elettriche e torture da sospensione e posizioni stressanti (ammanettamento, posizione in piedi per un tempo prolungato, sospensione a testa in giù, ecc)”. Questa tendenza, osserva Medu, “è rimasta invariata – o addirittura si è aggravata – nel corso degli ultimi tre anni, a partire dal 2017, anno di sigla del Memorandum Italia-Libia sui migranti”. “Tutti i migranti detenuti hanno subito continue umiliazioni e in molti casi oltraggi religiosi e altre forme di trattamenti degradanti – si legge nel report -. Nove migranti su dieci hanno dichiarato di aver visto qualcuno morire, essere ucciso o torturato. Alcuni sopravvissuti sono stati costretti a torturare altri migranti per evitare di essere uccisi. Numerosissime le testimonianze di migranti costretti ai lavori forzati o a condizioni di schiavitù per mesi o anni”. L’80% dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati assistiti all’interno dei progetti di riabilitazione medico-psicologica per le vittime di tortura di Medu in Sicilia e a Roma (circa 800 pazienti) presentava ancora segni fisici compatibili con le violenze riferite e conseguenze psicologiche e psico-patologiche della violenza.

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