Che prospettive ci sono per il futuro? Il Governo e le autorità locali stanno facendo abbastanza? Cosa si potrebbe fare di più? Su tali quesiti, abbiamo chiesto l’opinione di 2 operatori del comparto turistico-ricettivo. Un comparto economico che, nel territorio della nostra Diocesi, fa letteralmente la parte del leone. A rispondere sono Aureliano Mascaretti (titolare dell’Hotel Cristal: struttura affacciata sul lungomare Giuseppe Romita di Cupra) e Stefano Curzi, al timone di “Da Mario – Sottocoperta osteria di mare” attività balneare e di ristorazione, situata sul lungomare De Gasperi di Grottammare.
Ebbene, partiamo dalle considerazioni di Mascaretti. Secondo l’imprenditore turistico cuprense: «Nella migliore delle ipotesi il picco influenzale scende nei mesi caldi fino a raggiungere lo sblocco della quarantena, i turisti italiani si riverseranno sulle nostre coste perché stanchi di stare a casa. Questa la prospettiva migliore, ma difficile da definire, siamo legati al fattore tempo. Nella peggiore delle ipotesi salta la stagione estiva, tempi lunghi di guarigione. La mia preoccupazione è rivolta ai dipendenti e a tutte le famiglie del lavoro stagionale, miei dipendenti compresi. Non alzare la serranda significa far crollare il prodotto interno lordo. Vi faccio un esempio. Solo la Pasqua porterà 22 milioni di turisti in meno nei prossimi tre mesi. Un calo quantificabile in un danno economico di 2,7 miliardi secondo l’associazione di categoria di Confcommercio».
Insomma, l’incertezza regna sovrana, ma già la raffica di cancellazioni primaverili non sono un buon viatico: «Secondo Assoturismo-Confesercenti, le sole disdette sono già costate 200 milioni di euro al settore e i danni potrebbero essere superiori a quelli causati dall’11 Settembre – prosegue Mascaretti -. In Italia, il segmento del turismo vale in totale 146 miliardi di euro: una cifra pari al 12% del Pil, generata da una filiera di 216mila esercizi ricettivi e 12mila agenzie di viaggio (fonte Il Sole 24 ore). Una buca economica che ci riporteremo dietro per molto tempo».
Che risposte ci si aspetta dalle autorità nazionali e locali? «Le Partite Iva dovrebbero essere tutelate come le famiglie, dato che le piccole imprese sono tutte a gestione familiare – prosegue l’imprenditore -. Il decreto “Cura Italia” non è altro che un piccolo tampone, un cerotto da applicare su un corpo pieno di ferite. Ad oggi gli Stati Uniti a fronte del Coronavirus metterà a disposizione fino a 1.200 miliardi di dollari, la Germania 550 e noi, come Italia, concretamente per il momento 25 miliardi.
Lascio a voi le risposte. In conclusione, lasciatemi stringere al dolore delle famiglie che stanno lottando e che hanno smesso di lottare per i loro cari. Il mio pensiero va poi tutti gli operatori sanitari».
Passiamo ora a Curzi che inizia con una panoramica sulla situazione attuale: «Ovviamente viviamo con apprensione come tutti un momento storico che fino a 3 mesi da nessuno poteva immaginare. Il primo pensiero rimane quello della salute, dei nostri cari, dei nostri amici, di tutti. Oltre a questo si aggiunge la mancanza di un orizzonte a medio e lungo termine che dia serenità». In questo contesto d’incertezza, l’operatore chiama in causa le istituzioni internazionali: «Il Governo Italiano, da solo, può fare ben poco di strabiliante nella condizione in cui si trova il nostro Paese in fatto di debito ed Pil. L’Europa può e deve lasciare le briglie libere agli Stati per agire con decisione. Quello che ha potuto fare lo ha fatto ma ovviamente è nulla rispetto a quello che per noi operatori della ristorazione e turistici in generale rischiamo di affrontare». Sul fronte degli interventi locali, secondo Curzi «vanno colte da subito delle opportunità nuove. Abbiamo bisogno di ragionare a viso aperto con le amministrazioni. Collaborazioni nuove e tavolo sul commercio e sul turismo. Privato e pubblico devono mettersi a sedere insieme. Anche la Regione non deve perdere questa occasione. La “guerra del virus” finirà e chi saprà essere pronto avrà sicuramente più chance».
Ma quando finirà questa “guerra del virus” e tra gli addetti ai lavori che prospettive ci sono? «Previsioni non si possono fare – conclude l’operatore turistico -. La paura é tanta, per la nostra attività e per quella dei collaboratori. Per il Piceno saltare una stagione estiva sarebbe devastante. Bisognerà vedere, tolti gli stranieri che difficilmente arriveranno, quanto il nostro territorio ne uscirà colpito a livello di contagi ed a livello mediatico. La primavera ormai è compromessa così come la stagione delle cerimonie. L’estate è distante ma il grosso delle prenotazioni è in questo periodo». Insomma: stiamo tutti viaggiando in un tunnel buio come non mai s’era visto prima, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La speranza e che, a breve, s’inizi quanto meno a vedere qualche spiraglio di luce.