DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

Un uomo cieco dalla nascita: è lui il protagonista del Vangelo di questa domenica.

Un uomo sotto gli occhi e il giudizio di tanti!

Sotto gli occhi e il giudizio dei discepoli di Gesù che pensano di lui «…chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?», quasi a considerare la cecità dell’uomo come una punizione divina o forma di espiazione dei peccati suoi e dei suoi familiari.
Sotto gli occhi e il giudizio della gente, incuriosita a lui come ad un fenomeno da baraccone dopo il miracolo di Gesù che gli ha permesso di riacquistare la vista.
Sotto gli occhi e il giudizio dei farisei che, prima lo interrogano senza mostrare per lui alcun interesse ma solo con l’intenzione di incastrare Gesù, poi lo insultano e lo cacciano additandolo come peccatore e per questo indegno di parlare con loro!
Sotto gli occhi e il giudizio dei genitori che non dimostrano cura per lui ma desiderano solo essere lasciati fuori dalla storia del figlio.

Disprezzo, curiosità, malvagità, disinteresse da parte di tutti coloro che “incrociano” questo uomo.
Un uomo sotto gli occhi di Gesù: nessuna etichetta data dal Signore, nessun giudizio, nessuna richiesta di conversione ma solo «…sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe, che significa inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva».
Gesù e la sua Parola: una Parola che non addita, che non ferisce, che non esclude, che non sfrutta…ma una Parola che guarisce, solleva, crea e ricrea…una Parola che opera misericordia, che è misericordia.

Ed è quello che Paolo, nella lettera agli Efesini, chiede a ciascuno di noi: «Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità…non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente».
C’è un altro modo, vuole dirci il Signore, di avvicinarci all’altro. Ce lo ripete anche attraverso le parole che Lui stesso rivolge al profeta Samuele, inviato a casa di Iesse per consacrare re di Israele uno dei suoi figli: «…non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza ma il Signore vede il cuore».

E che cosa vede Gesù nel cuore del cieco? Vede la sua sofferenza, la sua solitudine, il suo desiderio di vita così come la sua trasparenza, il suo essere vero, il riconoscersi bisognoso, il suo sapersi e volersi affidare, il suo lasciarsi interpellare da fatti e persone.
Gesù guarda l’uomo e non l’etichetta che gli viene data: cieco, peccatore, mendicante o qualunque essa sia.

Quell’uomo che, fin dalla creazione, ha guardato come “cosa molto buona” e che, ancora oggi, continua a guardare e “ricreare” con misericordia.

Lasciamoci intercettare da questo sguardo affinché anche noi sappiamo guardare chi ci cammina   accanto con amore e…nulla più!

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