Negli ultimi cinque anni, dal 2013 al 2018, la distribuzione territoriale relativa ai vescovi rimane “sostanzialmente identica”, mentre “la dinamica della consistenza sacerdotale appare globalmente piuttosto deludente, mostrando una contrazione di 0,3% concentrata nella seconda metà del periodo campionario”.
È quanto risulta dai dati dell’Annuario pontificio 2020 e dell’Annuarium Statisticum Eccleasiae 2018, diffusi oggi. Il numero dei sacerdoti, infatti, aumenta complessivamente di 1.400 unità nel primo biennio, per poi stabilizzarsi successivamente e mostrarsi in calo nel corso degli ultimi tre anni. In controtendenza rispetto alla media mondiale, l’evoluzione delle consistenze sacerdotali in Africa e in Asia risulta “alquanto confortante”, con un +14,3% e +11,0%, rispettivamente, mentre in America si mantiene stazionaria attorno ad una media di circa 123 mila unità. Europa ed Oceania, infine, responsabili della contrazione osservata a livello planetario, mostrano al 2018 una diminuzione di oltre il 7% e di poco più dell’1%, rispettivamente. La distribuzione dei sacerdoti tra i continenti è caratterizzata nel 2018 da una forte prevalenza dei sacerdoti europei (41,3%) che superano del 40% quelli del clero americano; il clero asiatico incide per il 16,5%, quello africano per l’11,5% e quello dell’Oceania per l’1,1%. Nel quinquennio cresce l’incidenza sia del clero asiatico (da 14,8 a 16,5 per cento) e sia quella del clero africano (da 10,1 a 11,5 per cento), mentre per il clero europeo il peso scende vistosamente dal 44,3% al 41,3%. Identica è la situazione per il clero americano (29,6%) nei due anni considerati. Una realtà ecclesiastica in rapida evoluzione è quella dei diaconi permanenti, il cui numero è “in forte evoluzione” sia a livello mondiale sia nei singoli continenti, passando complessivamente da 43.195 unità nel 2013 a 47.504 unità cinque anni dopo, con una variazione positiva, quindi, di circa il 10%.