SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Abbiamo chiesto ai rappresentanti del Liceo Classico “Leopardi” di raccontarci come stanno affrontando la didattica a distanza, ovvero quel complesso di attività di cui le scuole si sono dotate per fra fronte alla sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza coronavirus. È impressionante riscontrare nelle loro parole una serenità di fondo nonostante lo stravolgimento della quotidianità. Certo, a ognuno di loro manca la fisicità dello stare in classe, le relazioni con i compagni e con i professori e persino il rumore dei banchi che si spostano per un compito in classe, però emerge la maturità con la quale stanno dentro questa particolare circostanza. Forse a noi adulti, abituati a un clima costante di polemiche, di contrapposizioni e di antagonismi, colpirà che nelle parole di questi ragazzi non c’è acredine verso nessuno, anzi sono grati ai professori e al preside per come stanno conducendo la didattica a distanza. Ma ascoltiamo ora le loro parole
Benedetta Del Prete del VB: «È ormai passato quasi un mese dall’utilizzo della didattica a distanza e devo dire che, nonostante le ovvie difficoltà iniziali, stiamo riuscendo tranquillamente ad andare avanti con il programma insieme ai nostri professori e al contempo a studiare il materiale nel pomeriggio. Talvolta ci cimentiamo nel fare versioni, esercizi di matematica e preparazioni di progetti di altre materie tra di noi anche al fine di tenerci occupati durante questa quarantena. L’unico aspetto negativo per la mia esperienza riguarda in primo luogo le emozioni di una lezione dal vivo che tramite uno schermo non si possono condividere e in secondo luogo l’ambiente scolastico che è sicuramente quello che ti fa crescere. So però che studenti di altre zone d’Italia stanno avendo problemi più seri legati all’accessibilità dei mezzi tecnologici, all’organizzazione delle ore curriculari e alla disomogeneità delle piattaforme utilizzate, cosa non verificatasi nella nostra scuola date le disposizioni del preside».
Edoardo Favelli del VA: «Personalmente reputo la didattica a distanza uno strumento allo stesso tempo utile ma non molto proficuo. Ho usato il primo aggettivo poiché vedendoci, anche se in via telematica, riusciamo a sentir meno la mancanza dei nostri compagni e anche dei nostri docenti. Ho scelto il secondo termine invece in quanto le fonti di distrazioni, stando a casa, sono maggiori e chiaramente non riusciamo ad affrontare la stessa mole di argomenti trattati in classe. Essendo un maturando, mi auguro che si ritorni a scuola per avere almeno il piacere di riascoltare, per un’ultima volta, il frastuono dei banchi che si spostano per una verifica o le grida di gioia provenienti dai corridoi durante la ricreazione».
Giulia Guercioni del VC: «Soprattutto per noi maturandi la didattica a distanza è fondamentale per cercare di portare a termine i programmi ministeriali e rappresenta anche per 4/5 ore mattutine un mezzo in grado di distogliere i nostri pensieri dalla drammatica situazione che stiamo vivendo. Tuttavia, il computer involontariamente diminuisce la nostra concentrazione e al termine delle lezioni un leggero mal di testa è d’obbligo in quanto non siamo abituati a stare tante ore davanti ad uno schermo. Inoltre, la didattica a distanza non consente di instaurare quel feedback che, invece, si creava fra i banchi di scuola, fra 4 mura…ci manca tutto, semplicemente quella che era la nostra quotidianità».
Facciamo l’augurio a questi maturandi di continuare a giocare questa partita nella quale stanno mettendo in gioco tutta la libertà con le parole che Gandalf rivolge a Frodo nel film Il Signore degli Anelli: «Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi, ma non spetta a loro decidere, possiamo solo decidere cosa fare col tempo che ci viene concesso».