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Mons. Gervasio Gestori: “Anche il coronavirus può essere una durissima occasione”

DIOCESI– Pubblichiamo molto volentieri la riflessione di Mons. Gervasio Gestori

L’emergenza sanitaria che affligge il nostro Paese e gran parte del del mondo resta ancora un problema difficile da risolvere. Sarà necessario del tempo per riprendere in mano la nostra quotidianità, sarà importante avere pazienza per l’attesa e ci vorrà resilienza per rialzarsi tornare a guardare lontano. In questi momenti delicati abbiamo bisogno del supporto di ciascuno di noi, soprattutto delle persone a cui vogliamo bene. È con vivo piacere che pubblichiamo una riflessione di Mons. Gervasio Gestori

Coronavirus: un maestro?

Qualche giorno fa, alla richiesta di far sapere come stessi vivendo questi giorni del “coronavirus” avevo risposto di no, inizialmente, perché mi sembrava di dover dire cose comuni, quando invece la situazione umana e sociale è densa di attese, di paure, di dolori e di morti, ed anche sotto il profilo religioso la normale vita comunitaria della fede è stata letteralmente sconvolta.
Poi mi sono un poco ricreduto per non apparire lontano, o addirittura assente, in questi momenti ancora oscuri. Allora dirò semplicemente che sto pregando di più e cerco di riflettere su quanto si va dicendo e vedo, sperando che la situazione finisca presto ( e su questo tutti sono concordi). Piuttosto c’è da sperare che tutto finisca bene ( ma qui i pareri ed i desideri divergono alquanto).

Che dire allora?

Pensando al dopo coronavirus tutti diranno che è stato un lungo momento, sofferto e drammatico, impensabile e  globalizzato. D’accordo. Ma che cosa ci avrà insegnato questo “terremoto” umano e sociale, politico e religioso, e che cosa noi avremo doverosamente imparato?

Nemmeno la persona più semplice dovrebbe negarsi una risposta. Ricordo che anche la povera Lucia dei Promessi sposi, di manzoniana memoria, al termine della sua dolorosa vicenda era arrivata ad una saggia conclusione (cap. XXXVIII). Guai se non avessimo tutti fatto tesoro di qualcosa in vista di future sofferenze e di immancabili  gioie.

Che cosa mi sembra di dover imparare? Ci accorgeremo che il nostro mondo non sarà più come quello di prima, dopo le molte paure, le tante sofferenze, le troppe morti, le profonde ferite, le crisi economiche, i dibattiti politici, i cambiamenti di antichi riti religiosi?

Che cosa sto pensando? Che noi, persone moderne, ci sentiamo giustamente grandi e importanti, ma siamo anche estremamente fragili. In uno dei suoi Pensieri, il filosofo Biagio Pascal portava l’esempio dell’uomo come canna, pieghevole e vuota, ma consapevole di essere fragile (e questo lo fa grande). Possiamo sapientemente difendere la nostra fragilità, evitando però di sentirci esseri intoccabili e quasi padroni del mondo. Ci fa del bene anche questa riflessione apparentemente banale.

Che cosa sto pensando? Che tutti noi siamo sulla stessa barca (chiamiamola Chiesa, parrocchia, mondo, Italia, famiglia, ecc.), e quindi non dobbiamo disinteressarci degli altri. Di questi tempi i nostri egoismi, le nostre chiusure, il nostro individualismo, sono stati serviti su un piatto d’argento (?!), costretti come siamo a stare chiusi in casa per difenderci e per non infettare. Siamo chiusi in casa, ma viviamo sulla stessa barca,  e una concreta solidarietà ci è necessaria. Già Aristotele, il grande filosofo greco, insegnava che l’uomo è un “animale politico”, cioè sociale, e non  può  fare a meno umanamente degli altri per essere persona vera, cioè per realizzare se stesso.

Che cosa sto pensando? Che per convivere bene ci vogliono regole, leggi, rispetto, solidarietà, ma anche, e soprattutto, ci vuole un poco di “cuore”, che solo abbatte tante paure. Un  sorriso in certi momenti quanto bene può fare!  E di questi tempi fortunatamente quanti ne vediamo negli ospedali (e non solo).

Che cosa sto imparando? Solo un accenno per dire che occorre il massimo rispetto della natura, questa nostra creazione armoniosa: essa se amata ci aiuta (e quanto!) e se violentata si ribella (come qualcuno ha sospettato del coronavirus).

In conclusione, ma solo provvisoriamente e affrettatamente, ci occorre un “Supplemento di spiritualità” ed una maggiore umanità. Impariamo. Anche il coronavirus può essere una durissima occasione.