SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In questi giorni il nostro giornale ha voluto dimostrare vicinanza al mondo della scuola, dando voce ai presidi e agli insegnanti. Vogliamo far parlare ora quella che è la parte maggioritaria nella comunità scolastica ovvero quella degli studenti. Abbiamo chiesto ad alcune studentesse del Liceo Scientifico “Benedetto Rosetti” come stanno vivendo questi giorni. Sono diversi e variegati i sentimenti di questi giovani che si affacciano alla vita come maggiorenni.
Nelle parole di Sharon Di Massimo del 5E emerge il desiderio di normalità che si vuole ristabilire attraverso le videolezioni, anche se ovviamente le lezioni in presenza sono tutta un’altra cosa: «In questi giorni di terrore e di isolamento, la domanda più frequente che mi viene posta, come a tanti altri ragazzi, è : “Come stai vivendo la didattica a distanza? Cosa ne pensi della maturità 2020?”. Purtroppo non è semplice rispondere, visto che possiamo vivere solo la giornata, senza programmare o avere uno sguardo ampio verso i mesi futuri, la maturità e i test universitari. Personalmente ritengo che la situazione con cui stiamo combattendo non sia facile, soprattutto per noi studenti di quinto che tra qualche mese dovremo sostenere l’esame di maturità. Da settimane ormai mi trovo giornalmente a seguire le lezioni attraverso videoconferenze, che puntano a ricostruire quell’atmosfera scolastica che tutti prima sottovalutavamo, ma che ora ricerchiamo. Studiare attraverso delle piattaforme non è semplice. Certo qualcuno può anche pensare che sia la stessa cosa parlare tramite un computer e a voce, ma così non è. A scuola infatti non mancavano mai dialoghi e confronti con gli stessi professori e i nostri stessi sorrisi animavano anche le giornate più buie. Oggi invece, colpiti da quella vulnerabilità di cui eravamo portatori da bambini, stiamo facendo di tutto pur di riportare l’armonia nelle lezioni, sebbene lo schermo ci sia da ostacolo͘. Per quanto concerne l’esame di maturità c’è un grande punto interrogativo͘: il mio liceo sta facendo del suo meglio per formarci in vista della futura vita universitaria e, con opportune modifiche dell’esame, forse potremo svolgerlo con serenità».
Giorgia Amatucci del 5B vede nella tecnologia una grande opportunità per affrontare e superare questo momento: «Vivere nell’era digitale e poter sfruttare, in situazioni d’emergenza come quella in cui ci troviamo, sistemi per la didattica virtuale è un vantaggio notevole. Nonostante problemi tecnici che in un primo momento sono più che normali, ora ci troviamo ad essere in grado di comunicare con tutti i docenti, ricevere o inviare materiali e portare avanti il programma. Sicuramente in questo momento la preoccupazione principale, soprattutto per chi come me frequenta il quinto, è l’esame di maturità, non avendo idee su cosa aspettarci».
Laura Massicci del 5E ci descrive come l’ordinarietà di una diciottenne è stata stravolta. Si sa, a 18 anni si è all’ultimo anno, si aspetta la classica gita di quinto si è in fremente attesa per l’esame, tutte attese che si sono dovute misurare con una realtà molto più grande: «E pensare che questo sarebbe dovuto essere il mio anno: ricordo tutti i propositi fatti a gennaio, quei propositi che, dopo appena due mesi, risultano quasi irrealizzabili. Non avrei mai immaginato che compiere 18 anni avrebbe comportato una così grande prova di maturità; era un piano semplice, schematico: 18 anni, studio matto e disperatissimo in preparazione della maturità, viaggio finale con i miei compagni di avventure da 5 anni e poi sotto con lo studio per i test di medicina. Poi una mattina ti svegli e senti al telegiornale di questa strana cosa, mai sentita prima, che inizia a dare problemi in alcuni paesi del mondo. “E che sarà mai”, “Ma tanto è in Cina”, si banalizza, anche con un certo razzismo verso l’Asia. Ma tra il 21 e il 22 febbraio gli asiatici siamo diventati noi. Il Covid19 ha contagiato i primi italiani e in pochissimo tempo sono comparsi i primi focolai nel Nord e la situazione è stata inizialmente sottovalutata dalla maggior parte della popolazione italiana. Eravamo di ritorno dal carnevale di Montefiore quando il presidente della Regione Marche Ceriscioli è andato contro tutti e ha emanato un’ordinanza che noi studenti abbiamo letto semplicemente come “scuole chiuse”, accompagnato dal sorriso suscitato per la faida Premier – Regione Marche. Ma l’obiettivo del mio discorso non è ripercorre la storia del Coronavirus in Italia. Quello che voglio dire e che ho bisogno di dire è che io, come i miei compagni, i miei amici e i miei compaesani, siamo delle persone del tutto differenti da quei ragazzi che esultavano per la chiusura delle scuole. A distanza di quasi un mese abbiamo preso piena consapevolezza della situazione allarmante che il nostro Paese insieme al resto del mondo sta vivendo per la prima volta nella storia moderna ed è frustrante vedere come noi, neodiciottenni e non solo, ci ritroviamo a fare gli adulti, rimproverando i nostri genitori (coetanei degli esponenti del governo) per come hanno sottovalutato tutto questo, mettendoci a rischio di qualcosa di sconosciuto. I ragazzi che esultavano per la chiusura delle scuole ora sono dei giovani uomini e delle donne nascenti, che sanno qual è la loro posizione e, nonostante non riescano a visualizzare con chiarezza il loro esame di maturità, dimostrano di essere infinitamente grandi ogni giorno».
Come abbiamo letto, in tutte queste studentesse c’è una preoccupazione per l’esame di stato col quale dovranno concludere gli studi liceali anche se forse l’esame più grande è proprio quello che stanno affrontando in questi giorni nei quali devono far fronte a una situazione del tutto inedita. A loro e a tutti i maturandi del Liceo Scientifico va il più grande in bocca al lupo da parte della nostra redazione!