“Preghiamo oggi per coloro che sono senza fissa dimora, in questo momento in cui ci si chiede di essere dentro casa. Perché la società di uomini e donne si accorga di questa realtà e aiuti e la Chiesa li accolga”.
Così il Papa ha introdotto la Messa di ieri a Santa Marta, trasmessa in diretta streaming e offerta per tutti coloro che soffrono a causa della pandemia di Covid 19. “Il serpente è sempre l’immagine del male”, ha ricordato commentando le letture di oggi e in particolare la traversata del popolo di Israele nel deserto: “Il popolo vede nel serpente il peccato, vede nel serpente quello che ha fatto il male. E viene da Mosè e dice: ‘Abbiamo peccato perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te. Supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti’. Si pente. Questa è la storia nel deserto. Mosè pregò per il popolo e il Signore disse a Mosè: ‘Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta di metallo. Chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita’”. “A me viene da pensare: ma questa non è un’idolatria?”, ha commentato Francesco: “C’è il serpente, lì, un idolo, che mi dà la salute… Non si capisce. Logicamente, non si capisce, perché questa è una profezia, questo è un annuncio di quello che accadrà. Perché abbiamo sentito anche come profezia vicina, nel Vangelo: ‘Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono e che non faccio nulla da me stesso’. Gesù innalzato: sulla croce. Mosè fa un serpente e lo innalza. Gesù sarà innalzato, come il serpente, per dare la salvezza”. “Il nocciolo della profezia è proprio che Gesù si è fatto peccato per noi”, ha spiegato il Papa: “Non ha peccato: si è fatto peccato. Come dice San Pietro nella sua Lettera: ‘Portò i nostri peccati su di sé’. E quando noi guardiamo il crocifisso, pensiamo al Signore che soffre: tutto quello è vero. Ma ci fermiamo prima di arrivare al centro di quella verità: in questo momento, Tu sembri il più grande peccatore, Ti sei fatto peccato. Ha preso su di sé tutti i nostri peccati, si è annientato fino ad adesso. La croce, è vero, è un supplizio, c’è la vendetta dei dottori della Legge, di quelli che non volevano Gesù: tutto questo è vero. Ma la verità che viene da Dio è che Lui è venuto al mondo per prendere i nostri peccati su di sé al punto di farsi peccato. Tutto peccato. I nostri peccati sono lì”. “Dobbiamo abituarci a guardare il crocifisso sotto questa luce, che è la più vera, è la luce della redenzione”, l’invito di Francesco: “In Gesù fatto peccato vediamo la sconfitta totale di Cristo. Non fa finta di morire, non fa finta di non soffrire, solo, abbandonato… ‘Padre, perché mi hai abbandonato?’. Un serpente: io sono alzato come un serpente, come quello che è tutto peccato. Non è facile capire questo e, se pensiamo, mai arriveremo a una conclusione. Soltanto, contemplare, pregare e ringraziare”. Il Santo Padre ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale: “Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te”. Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antica antifona mariana Ave Regina Caelorum: “Ave, Regina dei Cieli, ave, Signora degli angeli; porta e radice di salvezza, rechi nel mondo la luce. Godi, Vergine gloriosa, bella fra tutte le donne; salve, o tutta santa, prega per noi Cristo Signore”.
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