ACQUAVIVA PICENA – “Questo è il giorno della apparente sconfitta di Dio: muore Gesù, il Verbo incarnato. Così pensavano i suoi nemici: abbiamo vinto noi. La frase per noi risuona paradossale: che gli uomini subiscano sconfitte evidente, ma che Dio sia sconfitto questa è un’affermazione scandalosa. Invece: la Croce non è la vittoria del male sul bene, ma del bene sul male”.
Si apre così la riflessione di Mons. Gervasio Gestori inviata alla redazione del nostro giornale, il giorno del Venerdì Santo.
Questo è anche il giorno, dal quale diventa possibile dare del “Tu” a Dio, in quanto Egli soffre come noi e muore come noi. Diventa nostro compagno nel soffrire. Giobbe si lamentava e chiedeva che cosa avesse fatto di male per essere ridotto in quella situazione (lebbroso e gettato a vivere sulla cenere, dopo avere perso tutto. come anche Gesù prega in croce: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”).
Ma questo è anche il giorno grandioso della nostra redenzione: una parola oggi quasi dimenticata, ma ricordiamo che noi siamo stati salvati dalle sue piaghe. Purtroppo la parola “salvezza” è troppo dimenticata anche nel nostro linguaggio ecclesiale oggi. Che sia un giorno grandioso è detto anche dall’evangelista Luca, che considerando il Calvario in quel pomeriggio parla di “Spettacolo” ( in gr. “theoria”). Da quello spettacolo il pagano centurione proclama la sua fede (Veramente costui era Figlio di Dio).
Questo è il giorno, in cui dobbiamo lasciarci trafiggere il cuore anche noi. Perché ci chiama non tanto a commuoverci, cosa pur necessaria, ma ad essere “sale della Terra” (George Bernanos, Diario di un curato di campagna). Dobbiamo ridiventare capaci di salare questo nostro mondo: “questo nostro povero mondo assomiglia al vecchio padre Giacobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul letamaio” (ib.).
Pensiamo a Maria, ai piedi della croce sul calvario, chiamata ad essere madre di tutti noi. Come viveva quei momenti? E noi come li stiamo vivendo in questo nostro mondo ammalato non solo di coronavirus?
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