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Effetto pandemia, a Roma più volontari per i nuovi poveri

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di Fabio Colagrande – Vatican News

L’improvviso aumento dei contagi, la consapevolezza della pandemia, la paura e quindi le conseguenti norme sul distanziamento sociale hanno reso difficile anche il lavoro di chi è impegnato nella solidarietà. Eppure, alcune testimonianze sembrano dimostrare come questo tempo, che Papa Francesco ha definito “di metanoia, di conversione”, abbia provocato un aumento delle braccia che si offrono a servizio degli ultimi. Persone che danno se stesse per servire gli altri e che il Papa, nell’omelia della Domenica delle Palme, ha definiti i “veri eroi” del dramma che stiamo vivendo.

A Roma, la mensa diurna della Caritas diocesana di Colle Oppio, intitolata a Giovanni Paolo II, dal 24 marzo è aperta anche per la cena e dal 1° aprile ha potuto ampliare i suoi spazi per continuare ad offrire i pasti rispettando le norme anti contagio. “Accogliamo tutte le persone che si presentano ai nostri cancelli per dargli un pasto caldo e un po’ di tranquillità in questo momento di difficoltà”, racconta l’operatore Caritas Carlo Virtù che coordina il servizio. “A causa delle norme sul distanziamento sociale siamo stati costretti a dimezzare i posti nella sala mensa e ci è venuta in aiuto la Croce Rossa montando un tendone che ci ha permesso di utilizzare, sia col freddo che col caldo, il nostro cortile interno”. I volontari della mensa hanno potuto così aumentare i posti per gli ospiti da 50, pochi rispetto alle richieste effettive, fino a 110, numero che per questa mensa vuol dire quasi un ritorno alla normalità. “Riusciamo a far sedere ad ogni tavolo due persone rispettando così il decreto ministeriale e abbiamo raggiunto un po’ di serenità in questo momento di sovraccarico”, spiega Virtù.

Proprio in coincidenza con la pandemia sono aumentate, infatti, le persone in difficoltà economica che hanno bisogno di un pasto e, inaspettatamente, la mensa Caritas di Colle Oppio ha ricevuto anche il sostegno di nuovi volontari. “Agli ospiti che venivano già prima abitualmente se ne sono aggiunti dei nuovi perché ci sono molte persone che avevano dei lavori precari e li hanno persi per la pandemia e ora vengono per la prima volta alla nostra mensa o ci tornano dopo molti anni”, racconta Carlo Virtù. “Molti immigrati erano venuti all’inizio del loro percorso di integrazione, poi si erano sistemati, avevano trovato lavoro e dopo decenni l’emergenza legata al Covid-19 li ha riportati a mangiare da noi”. “Ma c’è anche la nota positiva di tantissime persone che si sono messe a disposizione della Caritas e in particolare di questa mensa e vengono a fare servizio anche due, tre quattro volte a settimana per aiutarci a tenere aperto”. “C’è stato un momento all’inizio molto duro”, racconta l’operatore della Caritas di Roma. “I volontari stabili erano tutte persone molto anziane e si sono dovuti allontanare dalla mensa. Qualcuno anche sotto le minacce dei figli perché sarebbe venuto lo stesso a servire”. “Nel giro di una settimana però abbiamo avuto tantissime persone che si sono offerte di venire a darci una mano. Adesso la situazione non è ancora tranquilla però possiamo dire che è serena. I giorni sono più o meno coperti. Però, ripeto, la cosa bella è vedere queste persone che danno la loro disponibilità senza nulla chiedere”.

Anche le parrocchie romane hanno dovuto rimodulare il proprio servizio di solidarietà a causa della pandemia. Tra queste quella di San Frumenzio, nella zona dei Prati fiscali a Roma Nord. “Ascoltando la Parola di Dio in questa Quaresima ci è venuto il desiderio di rivedere le modalità con cui serviamo la comunità nel nostro territorio”, spiega il parroco don Daniele Salera. “Da lì è nata l’idea di venire incontro alle emergenze economiche, alle nuove povertà che nascevano dalla pandemia. Ma quello che ci ha più sorpreso in queste settimane sono stati i nuovi volontari che si sono offerti di collaborare: anche persone mai viste prime in parrocchia”. “Abbiamo strutturato il nostro servizio su diversi ambiti”, racconta il sacerdote. “Innanzitutto abbiamo chiesto di raccogliere generi alimentari, per sostenere con pacchi viveri i nuclei familiari più in difficoltà e già dopo la Messa domenicale sono arrivati i primi parrocchiani con delle scorte alimentari. Abbiamo iniziato a distribuirli casa per casa noi sacerdoti perché la parrocchia si era un po’ svuotata di volontari. Poi, via via, è successo qualcosa di straordinario che continua a meravigliarmi perché abbiamo ricevuto via mail l’offerta della disponibilità da parte di persone sconosciute che non avevano mai prestato servizio in parrocchia”.

“Attualmente abbiamo un gruppo di trenta volontari che, rispettando le norme di sicurezza, distribuiscono i viveri casa per casa”. “Poi diamo aiuto e assistenza alle persone che desiderano accedere ai buoni spesa con i fondi che sono a disposizione dei municipi di Roma. Il tentativo è quello di far conoscere alle persone tutti i benefit cui possono accedere grazie alla legislazione che nasce dal decreto ‘Cura Italia’”. Il terzo ambito di cui si occupano i volontari di San Frumenzio è quello dell’assistenza domiciliare. “Dopo la prima settimana di isolamento – racconta don Daniele – ho ricevuto telefonate di disabili del territorio parrocchiale che mi chiedevano aiuto per buttare l’immondizia. Abbiamo trovato volontari che, con i criteri prudenziali necessari, si recano nei singoli appartamenti a offrire questi piccoli servizi soprattutto ai disabili e agli anziani soli che non possono più sostenere le incombenze del quotidiano”. Si sente nell’aria la drammaticità del periodo – conclude il parroco di San Frumenzio – e questo ha scosso le coscienze di tante persone che nella vita ordinaria non frequentavano la parrocchia e non facevano volontariato”.

I nuovi giovani volontari che hanno preso il posto di quelli più anziani e permesso così alla mensa Caritas di Colle Oppio di continuare il suo servizio e le persone che hanno iniziato a frequentare la parrocchia di San Frumenzio per dare una mano in tempo di pandemia. Sono solo due storie fra tante altre, ma lasciano sperare che non siano pochi coloro che hanno compreso che nell’attuale situazione drammatica, per dirla con Papa Francesco, “nessuno si salva da solo”.

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Sara De Simplicio: