GROTTAMMARE – Nonostante l’emergenza sanitaria che sta mettendo a dura prova il nostro Paese e tutti noi, l’incertezza e la preoccupazione di questi giorni non hanno impedito a Ilaria Paolini di raggiungere il suo grande traguardo, la Laurea.
Seppur lontana dalle aule accademiche e dalla Commissione di laurea la studentessa di Grottammare si è laureata con il massimo dei voti direttamente dal salotto di casa circondata dall’affetto della sua famiglia.
Ilaria come hai vissuto questi anni di Università? Quale è stato il tuo percorso di studi?
Fin da bambina ho sempre avuto più “successo” e predisposizione per le materie di stampo umanistico, è anche per questo che dopo le scuole medie ho deciso di iscrivermi al Liceo socio-psico-pedagogico di Ripatransone. Per me questa scuola è stata fondamentale, poiché mi ha fatto conoscere e approfondire delle materie di cui pian piano mi sono letteralmente innamorata, ovvero la pedagogia e la psicologia.
Di conseguenza, in linea con questi studi, ho proseguito nel mio percorso con la triennale in Scienze dell’educazione e della formazione e la magistrale in Scienze Pedagogiche. Gli anni all’Università sono stati per me preziosi, fonte di maturità e di una formazione umana e culturale profonda.
Come è cambiata la tua vita con il Coronavirus?
Direi che la mia vita è cambiata radicalmente. Venivo da mesi molto pieni e frenetici, stavo finendo il tirocinio e allo stesso tempo terminando gli esami e preparando la tesi, il cambiamento è stato quindi per me drastico. Diciamo, però, che se all’inizio ho fatto difficoltà ad abituarmi, andando avanti con il tempo ho capito quanto sia fondamentale, in questa situazione così incerta e delicata, restare a casa, l’importante è saper comunque impiegare bene il proprio tempo.
In questo periodo sto riscoprendo quanto è bello stare in famiglia e quanto siano importanti ed essenziali determinate cose, persone e luoghi che molto spesso diamo troppo per scontato.
Ti sei laureata da pochi giorni con 110 e lode, complimenti! Come è stato laurearsi da casa in video conferenza?
È stato molto strano, infatti ancora devo realizzare pienamente ciò che è accaduto e ciò che ho vissuto. Tenevo molto a discutere la mia tesi in presenza, dopo anni di sacrifici uno vorrebbe coronare il proprio percorso perlomeno in modo normale. Inizialmente, quindi, ho fatto fatica a metabolizzare l’idea di laurearmi dietro ad un pc, ma poi ho capito che stavano accadendo cose più gravi ed importanti intorno a me e non aveva senso reagire in quel modo.
Devo ammettere che è stato comunque un giorno bellissimo, sono stata contornata da un affetto smisurato da parte di mia madre, mio padre, mia sorella e la mia cagnolina e da una presenza amorevole e costante, seppure tramite video, di tutti i miei amici e parenti.
L’Università è riuscita a venire incontro alle esigenze degli studenti?
Sì, l’Università ci è stata molto vicina. Ogni giorno ha provveduto a farci avere notizie sulle modalità di svolgimento della nostra seduta di laurea e si è mostrata sempre reperibile e a disposizione per qualunque chiarimento. Non ci ha lasciato mai soli. È anche per questo che ci tenevo a ringraziarla: grazie UNIMC.
Cosa vorresti dire agli studenti che stanno completando il loro percorso di studi in questa situazione?
Di non farsi abbattere e di non mollare. Di continuare a perseguire i propri sogni e i propri obiettivi, a maggior ragione in una situazione complicata come questa, poiché una volta finito tutto la vittoria e la soddisfazione saranno duplici.
Che prospettive vedi per il futuro? Quali sogni vorresti realizzare?
Parlare di futuro, soprattutto adesso, mi spaventa e mi mette sinceramente un po’ di ansia. Avevo già diversi piani in mente, ma purtroppo li ho dovuti riconsiderare. Ad oggi, spero di potermi fare l’ultima stagione estiva lavorativa alla gelateria Cristal e poi a settembre incrementare i due esami di sociologia che mi servirebbero per accedere alla mia classe di concorso per l’insegnamento. E poi, perché no, il mio sogno è quello di ritornare, questa volta però in veste di insegnante, nella scuola in cui ho lasciato un pezzo di cuore e da cui tutto è partito: il “Liceo delle scienze umane” di Ripatransone.