CUPRA MARITTIMA – Lunedì 13 aprile la Città di Cupra Marittima ha onorato, seppur in forma ridotta a causa del coronavirus, il suo patrono San Basso. Alle ore 18.00 alla presenza del Sindaco Alessio Piersimoni, in rappresentanza di tutta la comunità civile, è stata celebrata una Santa Messa presieduta dal parroco don Armando Moriconi e concelebrata da don Pino Raio, don Giuseppe Giudici, don Dieumerci e assistita dal diacono Luciano Caporossi.
Durante la sua omelia don Armando ha affermato: «Tutti conoscono in qualche modo il genio di Michelangelo Buonarroti, le sue opere sono ancora fra noi come un segno, forse incomparabile, di bellezza. Pochi sanno che Michelangelo ha anche scritto delle poesie e c’è un verso che in particolare mi colpisce in modo tutto speciale. Dice così: “Ma che poss’io, Signor, s’a me non vieni/coll’usata ineffabil cortesia?”. Ovvero “Che posso io Signore se non sei tu per primo a compiere un passo verso di me che non sono niente?”.
Questo credo che sia il punto più alto a cui possa giungere la consapevolezza di un uomo. La grandezza di un uomo si trova proprio qui, nella consapevolezza che può poco o niente. In fondo il richiamo grande di questo tempo non è nient’altro che la possibilità che ciascuno di noi possa avere davanti a sé rinnovata questa consapevolezza.
In fondo ogni momento della realtà sta a dirci e a sussurrarci, oppure come ora a gridarci, una cosa come questa. Poi, lo sappiamo, ognuno di noi fa di tutto per non sentire questa consapevolezza, come se potesse esserci una grandezza all’infuori della consapevolezza di questa nostra fragilità.
Poi ci sono dei momenti della vita in cui fuggire non si può oppure è più difficile e allora questa cosa la vedi maggiormente e un po’ come tutte le cose o ti atterra oppure allarga lo sguardo, in una maniera anche insperata e imprevista. Questo sguardo addirittura lo alza in ciò che anche costituisce la grandezza dell’uomo, cioè una domanda semplice: ti accorgi che non sei solo in questa tua piccolezza, dentro questa tua fragilità, ma che può esserci qualcuno. Allora lo dici, lo gridi o lo sussurri questo nome che è lo stesso pronunciato da tante altre labbra, da tanti altri cuori che, come avviene proprio a te, avvertono tutta l’esigenza e il bisogno struggenti e urgenti di Qualcuno che salvi.
Signore, non mi basta che tu ci sia, devi avere a che fare con me, devi venirmi incontro, qui dove sto io, perché altrimenti tu stai lì ed io sto qui e c’è troppa distanza, un abisso che non si colmerà mai. Che posso io Signore se non vieni da me, se non stai con me?
“Usata cortesia” non significa qualcosa che è nuova, ma che è costante, che è certa, che si manifesta senza soluzione di continuità verso di me. Questa cortesia è “ineffabile” cioè indicibile, sorprendente, eccezionale questa cortesia che Dio rivolge a noi.
Il Vangelo proprio di questo parla: abbiamo sentito della cortesia di Qualcuno che ancora una volta ha incontrato quei cuori storditi e confusi a cui ha detto a “Salute!” che vuol dire “Salvezza e pace a voi”. Ancora una volta, come se non bastasse mai ripeterlo, Gesù dice: “Non temete”.
Gesù dice poi “Andate in Galilea, vi precederò lì” e cosa è la Galilea se non la vita di sempre? Questa vita, la vita, perché non ce ne è un’altra, perché quella che sta nei nostri sogni non è la vita, quella è un’altra cosa che non interessa per una semplice ragione: perché non c’è! E invece la Galilea è lì dove stanno, dove vivono: è roba di barche, di reti, di pesca, di vie, di mura, di case, di strade, di volti. Proprio lì continua a venire e a dire “Pace a voi”.
Solo così il tuo cuore può iniziare o continuare a imparare la certezza di un abbraccio più grande di tutto e che è vincente su tutto, qualunque sia la condizione, qualunque sia la tempesta, qualunque sia il turbamento! Per questo si può continuare a sperare: non perché le cose andranno necessariamente bene, come evidentemente tutti ci auguriamo, anche perché a qualcuno non sono andate bene e la vita non può essere questo destino beffardo per cui a qualcuno sì e a qualcuno no! C’è una speranza che abbraccia tutto e tutti per sempre. Questa speranza è che lui continua a venire a te!
San Basso in tutto questo cosa c’entra? Lui sta sempre a dirci: “È vero! È proprio così”. I santi guardano l’amore, anzi i santi sono guardati dall’amore e fissando l’amore deriva una certezza per cui, come a San Basso, gli possono dire “Adesso di faremo questo, ti sottoporremo a un supplizio la cui crudeltà non si è mai udita”, ma lui non può che continuare a dire “Però è vero che Dio continua a venire a me con la sua cortesia, con la sua tenerezza!”. Ecco chi sono i santi: persone che continuano a dire “È proprio così e te lo dico io con la mia vita, persino con la mia morte”.
E poi, certo, i santi sono anche coloro ai quali aggrapparsi per domandare la protezione, l’abbraccio. Sono coloro che si mettono davanti per prendere loro i colpi e noi stiamo dietro un po’ impauriti. In questi giorni facciamo proprio questo. Chiediamo la loro protezione e lo faremo anche alla fine di questa Santa Messa invocando San Basso».
Al termine della celebrazione i celebranti hanno tolto i paramenti bianchi propri del tempo pasquale e hanno indossato quelli rossi con i quali si celebrano i martiri come San Basso. Don Armando ha così ceduto la parola al Sindaco Alessio Piersimoni il quale ha rivolto delle parole di saluto alla cittadinanza, esprimendo il vivo desiderio di tornare a festeggiare San Basso quando sarà possibile in maniera solenne come vuole la tradizione, sia a livello religioso che a livello civile.
Don Armando, interpretando i sentimenti di tutti i fedeli, ha rivolto a San Basso questa preghiera: «Prostrati innanzi al Tuo Corpo veneratissimo, o invitto martire di Gesù Cristo, glorioso San Basso Ti riconosciamo quale insigne nostro Patrono.
Grande fu sempre la fede dei nostri padri nella Tua intercessione potente, e il concorso non mai interrotto di gente pia e supplichevole al Tuo Altare è argomento solenne dei Tuoi favori, dei benefici, delle Tue grazie segnalate e costanti.
Fiduciosi noi pure a Te ricorriamo o Gran Santo, nei bisogni attuali di nostra vita. Tu vedi quanti mali ci premono e come per essi è trepida la nostra mente, il cuore è fortemente agitato, lo spirito stesso vien meno.
Deh corri in nostro soccorso, o prodigioso S. Basso e prontamente aiutaci; esaudisci la nostra umile preghiera e consolaci. Sia questo un nuovo segno della Tua celeste protezione e per noi tutti un motivo nuovo di crescere nel Tuo culto, nella Tua pietà, nel Tuo affetto ed amore perenne. Amen».
Al termine della funzione il parroco ha benedetto i fedeli collegati con la tv o in streaming e l’intera città con la reliquia di San Basso.