“Il senso della missione della Chiesa è quello di essere segno e strumento della misericordia del Padre: di non scandalizzarsi mai per le debolezze, le fragilità, gli sbandamenti umani, ma di chinarsi su queste ferite del cuore con comprensione, pazienza e tenerezza, per aiutare a ritrovare fiducia e speranza, sempre”. Lo evidenzia don Ivan Maffeis, sottosegretario e portavoce della Cei, ricordando che “otto giorni dopo Pasqua, la Chiesa celebra la festa della Divina Misericordia”. “La istituì Giovanni Paolo II, rispondendo – spiega – alla richiesta di Gesù trasmessa a santa Faustina Kowalska, che nel suo Diario riporta ‘il desidero che la festa della misericordia sia di riparo e rifugio per tutti’. E, aggiunge don Maffeis, “in questa domenica, alle 11, in diretta su Tv2000, Papa Francesco celebra nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, santuario romano a poche centinaia di metri da San Pietro, dedicato alla spiritualità di Gesù misericordioso”. Nella sua riflessione, il sottosegretario della Cei non nasconde che, in realtà, tante persone “faticano ad affidarsi alla misericordia, a riconciliarsi con la propria storia, ad accogliere il perdono e quindi la pace”. Ma, osserva, come Papa Francesco non si stanca di ricordare, “la misericordia è espressione dell’amore steso di Dio, un amore così grande, così profondo, che non viene meno, non si ferma a distanza: viene incontro a tutte le povertà e – conclude – libera dalle tante piccole grandi forme di schiavitù che appesantiscono l’andare”.
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