GROTTAMMARE – Abbiamo chiesto a don Federico Pompei, parroco delle Parrocchie San Giovanni Battista e San Pio V di Grottammare e Vicario Foraneo della Vicaria “Madonna di San Giovanni”, come stanno vivendo la sua parrocchia e le comunità parrocchiali del territorio l’emergenza coronavirus, sia dal punto di vita pastorale che delle necessità materiali.

In questo momento di isolamento a causa del coronavirus come siete rimasti in contatto fra i sacerdoti della vicaria?
Abbiamo un gruppo whatsapp e li ci scambiamo dei messaggi mettendoci reciprocamente al corrente sui bisogni delle varie parrocchie. Quando c’è bisogno di qualcosa di diretto o più urgente ovviamente ricorriamo alla classica telefonata.

Per quanto riguarda il contatto con e fra i fedeli cosa ci può dire?
Le realtà parrocchiali si sono ben organizzate. Ad esempio gli scout hanno messo su un progetto per rimanere in contatto sia con whatsapp sia con delle videochiamate. Allo stesso modo quanti fanno riferimento all’Azione Cattolica hanno organizzato dei video per portare avanti le attività associative. Le realtà associative proseguono , come è possibile, il loro cammino secondo il proprio carisma. Nella mia parrocchia seguo i ragazzi che dovranno essere cresimati quest’anno e a loro invio i video delle catechesi sullo Spirito Santo di Papa Francesco e un pensiero al mattino e alla sera. Ai catechisti che seguono i bambini che si preparano alla Confessione e alla Prima Comunione inviamo in modo costante degli strumenti che possono poi rielaborare per la catechesi. Alle famiglie e al CPP don Roberto invia i sussidi per la preghiera e la liturgia domenicale.

Per quanto riguarda i bisogni materiali cosa si può dire?
Nella primissima fase dell’epidemia le persone sono state molto attente all’aspetto sanitario e quindi sono prevalentemente rimaste a casa. Col passare dei giorni sono affiorate le prime difficoltà, specialmente da parte di chi in questo periodo non lavora. Abbiamo pertanto cercato di aiutare queste persone attraverso la Caritas Parrocchiale che ha distribuito i buoni per fare la spesa forniti dalla Caritas Diocesana. Si tratta di una decina di persone che sono state personalmente contattate da me. Abbiamo poi iniziato a distribuire i pacchi di viveri che ci giungono dal Banco Alimentare e abbiamo così aiutato una cinquantina di famiglie. Alcuni parrocchiani in maniera spontanea hanno portato in parrocchia dei generi alimentari chiedendo di destinarli a chi ne ha bisogno. Abbiamo aiutato anche delle famiglie a riempire i moduli inviati dal Comune per ottenere un sostegno.

Qual è la situazione degli anziani in questo momento?
Nel nostro territorio sono molte le persone anziane. Ho l’impressione che una buona percentuale sia assistita soprattutto dai familiari: ci sono figli che vivono con i genitori oppure abitano a poche centinaia di metri da loro. In particolare la nostra parrocchia, essendo in una zona centrale della città, favorisce la socializzazione fra anziani e molti di loro sono in contatto. A volte siamo noi sacerdoti che facciamo qualche telefonata. Salvo le eccezioni che purtroppo ci sono sempre, mi sembra che il tessuto sociale riesca a venire incontro alle esigenze di compagnia dei nostri anziani. Forse le parrocchie periferiche sentono di più questo problema, questa però non è una parrocchia abitata da persone che lavorano lontano e tornano a casa solo per dormire, al contrario si vive e si lavora in zona, le persone si conoscono fra loro e si aiutano come possono.

Quali altre situazioni di difficoltà si sono registrate?
Ci sono persone, soprattutto straniere, che lavorano senza un regolare contratto o lavorano a giornata o in determinati periodi dell’anno. Rimanere un mese o più mesi senza lavoro, si rischia di non avere liquidità di denaro sufficiente per mantenere la famiglia. Le famiglie straniere inoltre, non avendo parenti o amici, rischiano di rimanere soli e quindi si rivolgono alla caritas parrocchiale per avere un aiuto.

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