Roberta Gisotti – Città del Vaticano
“Zero malaria inizia con me”: è il titolo della campagna lanciata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nell’odierna Giornata dedicata a questa malattia, che miete ancora ogni anno 405 mila morti, vale a dire circa 1.100 al giorno, secondo i dati stimati nell’ultimo rapporto dell’Oms, reso noto nel dicembre scorso, relativi al 2018.
Più a rischio bambini, donne in gravidanza, malati di Aids
Sono stati infatti 228 milioni i casi registrati quell’anno, in lievissimo calo rispetto ai 231 milioni del 2017. Per massima parte, 93 per cento dei casi, la malaria colpisce i Paesi africani, dove si registrano il 94 per cento dei decessi totali, che interessano in maggioranza neonati e bambini sotto i 5 anni. I più piccoli sono il 67 per cento delle vittime. Altri gruppi a più alto rischio di contrarre la malattia sono le donne in gravidanza, pazienti con l’Aids, nonché migranti e viaggiatori.
Massima parte dei contagi nell’Africa subsahariana
Le regione di massimo contagio è l’Africa sub-sahariana, ma ci sono focolai d’infezione anche nel Sud-Est asiatico, nel Mediterraneo, nel Pacifico occidentale e nell’America Latina. Nel 2018 oltre la metà dei casi di malaria nel mondo si sono avuti in soli 6 Paesi: Nigeria (25%), Repubblica Democratica del Congo (12%), Uganda (5%), Costa d’Avorio, Mozambico e Niger (4%). Complessivamente quasi la metà della popolazione mondiale vive ancora oggi in zone malariche.
Viaggi nei Paesi tropicali e flussi migratori
La malaria è una malattia, che può avere esiti letali, ma prevenibile e curabile, causata da parassiti trasmessi all’uomo attraverso le punture di zanzare Anopheles femmine, inferte in genere nelle ore crepuscolari e notturne. Se nei Paesi endemici è la malattia trasmessa da un vettore più diffusa al mondo, in quelli non endemici è la patologia d’importazione più rilevante, legata principalmente ai viaggi in zone tropicali e all’aumento dei flussi migratori.
Covid-19 indebolisce la lotta alla malaria
C’è grande preoccupazione nell’Organizzazione Mondiale della Sanità per un possibile ritardo nei programmi di lotta alla malaria e di allentamento nelle strategie di prevenzione, dovuti alla pandemia del Covid-19. “Se c’è bisogno urgente di affrontare in modo aggressivo il nuovo Coronavirus”, avverte l’Oms, occorre “al contempo che altre malattie killer, come la malaria, non vengano trascurate”.
Una nuova guida ad hoc dell’Oms
Da qui l’invito ai Paesi “a garantire la continuità dei servizi per la malaria nel contesto della pandemia, a condizione che vengano seguite le migliori pratiche per proteggere gli operatori sanitari e le comunità”. Per questo l’Oms ha fornito una guida tecnica ad hoc, che sarà aggiornata con l’evolversi della situazione, per gli interventi di prevenzione, cura e trattamento dei casi sulla malaria, con i test, i servizi clinici, la catena di approvvigionamento e le attività di laboratorio da fornire in questo tempo di pandemia del Covid19. Il monito di Pedro Alonso, direttore del Programma globale della malaria dell’Oms è rivolto soprattutto ai Paesi africani dove la malaria è endemica: “Non ridimensionate le attività di prevenzione, diagnosi e trattamento della malaria pianificate. Se qualcuno vive in un posto malarico e sviluppa febbre, dovrebbe avere una diagnosi e ricevere cure il più presto possibile”.
Calo di reti antizanzare e spray
Oltre alla diagnosi veloce attraverso test specifici e alle terapie antimalariche è essenziale proseguire – sottolinea l’Oms – con le campagne di prevenzione, soprattutto con l’installazione delle più recenti ed efficaci reti antizanzare, trattate con insetticidi e con gli spray per ambienti, a media e lunga durata, da 2 a 12 mesi, la cui distribuzione e utilizzo risulterebbero sospesi in molti Paesi africani a causa dei timori per il Covid19.
Diminuiscono i finanziamenti
A fronte dell’ambizioso progetto di ridurre i casi di malaria di almeno il 90 per cento e cosi anche il numero delle vittime entro il 2030 – cosi come stabilito negli obiettivi fissati dall’Onu nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile – si deve però riscontrare un calo dei finanziamenti a livello globale per debellare la malaria, cosi come documenta la stessa Oms. Nel 2018 sono stati investiti in questo settore della salute pubblica mondiale 2,7 miliardi di dollari, in calo di mezzo miliardo rispetto ai 3,2 miliardi spesi nel 2017. Un esborso sostenuto per il 30 per cento dai Paesi endemici e per il resto da finanziatori internazionali.