“La nostra presenza in Africa vuole reclamare l’accessibilità universale alle cure oltre che alla prevenzione”. Lo ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, rispondendo alle domande dei giornalisti durante una conferenza stampa on line. Il riferimento è alla possibilità di accesso alle terapie e ad un vaccino, una volta disponibili. La Comunità di Sant’Egidio utilizzerà per la prevenzione e il contrasto alla pandemia di coronavirus in Africa i suoi centri Dream, gratuiti e attivi da anni per la prevenzione e la cura dei malati di Aids e Tbc.
“Noi speriamo che la popolazione giovane africana sia un fattore di freno alla diffusione del virus – ha affermato –. Ma la barriera dell’età è solo un piccolo aspetto. Bisogna lavorare insieme per creare una grande barriera”. Sant’Egidio si mette a disposizione delle istituzioni sanitarie locali, con le sue comunità diffuse in 30 Paesi africani, anche “per far arrivare in Africa respiratori. Non abbiamo esperienze di terapie intensive ma possiamo lavorare perché siano fatti test e sia rafforzata al massimo la prevenzione”.
Riguardo al rischio corruzione, che può essere legato alle richieste di aiuti internazionali da parte dei governi, Impagliazzo ha risposto: “in effetti questo rischio c’è sempre e può esistere. Speriamo che in tutti i Paesi, anche dalle nostre parti, ognuno faccia i conti con le proprie responsabilità nel momento in cui si è minacciati da un male”. “Ora – ha concluso – siamo concentrati sui nostri problemi. Ma proprio perché siamo nella stessa tempesta dobbiamo dare una mano alle barche più fragili delle nostre”.
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