da Vatican News – Debora Donnini
E’ iniziato il mese mariano di maggio. Un legame, quello fra la preghiera del Rosario e questo tempo, che si è dipanato lungo i secoli fino ad arrivare a noi. Recentemente è stato lo stesso Papa Francesco a dedicare una Lettera per esortare i fedeli a recitare questa preghiera, individualmente o in famiglia, come da tradizione, specie in questo periodo, come ci ricorda Suor Daniela Del Gaudio della Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine e docente di mariologia presso gli atenei Regina Apostolorum e Sant’Anselmo.
R. – Il Rosario, fra le devozioni mariane, è quella più famosa, che da sempre ha accompagnato la preghiera dei credenti, tanto è vero che era chiamato “il salterio del popolo”. C’è una potenza anche di intercessione, di mediazione mariana, che attraverso la recita dell’Ave Maria chiede proprio alla Madonna di intercedere in tutte le circostanze della nostra vita. Mi colpisce, difatti, l’espressione di Giovanni Paolo II che nella Rosarium Virginis Mariae, il documento proprio dedicato a questa preghiera, dice che il Rosario fa battere il cuore del cristiano con i cuori di Gesù e di Maria. Quindi, lega le vicende della vita, anche quelle dolorose, ai misteri della vita di Gesù attraverso la mediazione di Maria. Questa preghiera, quindi, è molto importante perché ci aiuta non solo a contemplare ma può aiutarci a superare anche queste prove e nella storia l’abbiamo visto. Così in ogni Paese, in ogni città, i cristiani ci sono ritrovati anche per pregare contro le epidemie e le altre calamità.
Nel dolore e nelle sofferenze, in tutto il mondo, c’è stata quasi un’immediatezza nell’alzare gli occhi alla Vergine Maria….
R. – Maria è Madre di Dio e anche Madre nostra, lei ci sta vicino e la sua sollecitudine materna non si è esaurita con la sua vita ma continua e, quindi, Maria sta in Cielo ma sta anche vicino a noi. Ci accompagna come figli e ci protegge. Quindi, se noi preghiamo Maria, abbiamo un aiuto concreto anche forte, Lei intercede per noi. Tutta la storia del Cristianesimo lo dimostra sia da parte dei fedeli che si sono sempre rivolti a Maria – una delle preghiere più antiche è “più sotto la tua protezione cerchiamo rifugio” – e sia da parte di Maria che ha elargito veramente sempre, anche con manifestazioni prodigiose, con miracoli, la sua presenza e la sua vicinanza.
R. – È interessante che fin dall’inizio, il Rosario sia stato utilizzato come metodo di evangelizzazione, di apostolato. Ad esempio, a san Domenico la Vergine Maria suggerisce questo metodo di ripetizione dei misteri per avvicinare concretamente le persone alla fede, a Cristo. È quello che poi ripete san Luigi Grignion di Montfort quando ci spiega che proprio la devozione a Maria, fa sì che noi possiamo riscoprire le radici del nostro Battesimo. Il Rosario, dunque, non è solo una devozione di popolo, ma è – come ha spiegato sia Paolo VI sia Giovanni Paolo II – un metodo di contemplazione. Attraverso questa preghiera, questa catena dolce – come diceva il beato Bartolo Longo – che ci lega a Dio, ripercorriamo i misteri di Cristo per poi contemplare il mistero stesso della nostra salvezza e anche chi siamo noi davanti a Dio. Quindi, Maria veramente ci introduce in questa relazione unica, singolare, ma anche semplice, colloquiale, familiare. Un altro aspetto che tutti gli apostoli del Rosario hanno sempre sottolineato, è che il Rosario è la preghiera di figli. Noi ci mettiamo con semplicità, come dice anche Papa Francesco, davanti a Dio perché Maria è la nostra mamma e noi dobbiamo imparare a parlare con fede, come una presenza viva, ma anche con tanta confidenza e con tanta semplicità. Anche Padre Pio da Pietrelcina è stato un grande apostolo del Rosario, tanto è vero che lui definiva il Rosario l’arma spirituale per combattere le battaglie. E voglio ricordare ancora il messaggio di Fatima in cui anche suor Lucia dice che, per un disegno particolare, Dio ha dato molta forza a questa preghiera del Rosario.
I Papi hanno sempre avuto, come lei ha sottolineato, un legame con il Rosario. Il primo documento ufficiale risale Papa Sisto IV…
R. – Sì, poi soprattutto Pio V e, ancora, Leone XIII, Pio IX, Pio XII, anche Giovanni XXIII che era oltretutto un grande devoto veramente del Rosario, Paolo VI, Giovanni Paolo II e anche Benedetto XVI. Di Paolo VI voglio ricordare che, nella Marialis Cultus, dedica proprio un pensiero particolare al Rosario come metodo di contemplazione, cioè facendo capire che è una preghiera contemplativa, che ci aiuta a sviscerare il Vangelo nella concretezza storica dei vari misteri di Cristo. E Giovanni Paolo II che ci fa capire anche la dimensione esistenziale del Rosario per la famiglia, per i figli, per la pace. Ancora, Papa Francesco insiste molto su questa familiarità, su questa colloquialità.
Il primo maggio c’è l’affidamento a Maria dell’Italia ma in tutto il mondo, in questa pandemia, ci sono stati atti di affidamento, si è recitato il Rosario. Questa preghiera è veramente stata al centro dell’invocazione di aiuto in questa pandemia. Qual è il significato di questi gesti?
R. – Dobbiamo ricordare che la devozione mariana ha due dimensioni importanti: l’esemplarità e la mediazione, cioè Maria è per noi modello di fede, di discepolato. E quindi noi la invochiamo perché lei ci offre, nella sua esperienza, un modello concreto però poi c’è anche la dimensione della mediazione che Maria svolge, un ruolo attivo come lo ha svolto nell’opera della salvezza, accanto a Gesù, in funzione sempre subordinata e quindi sul piano creaturale come diciamo in teologia, però è la Madre di Dio. E quindi la sua supplica è potente e se noi la invochiamo, Lei non solo è modello ma interviene. Infine, implica anche un affidamento di noi stessi e quindi questo affidamento è un gesto molto bello e molto importante.
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