SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Pesca e solidarietà vanno a braccetto, dimostrando vicinanza verso più poveri: particolarmente colpiti dall’emergenza-Coronavirus. Un’emergenza, in primis, sanitaria ma che, purtroppo, sta diventando sempre più emergenza economico-sociale. In questo difficile momento, i marittimi si mettono attivamente in gioco, donando parti del loro pescato alla Caritas.
«Un grande grazie va alla marineria del porto sambenedettese – fanno sapere dall’Ufficio diocesano dell’Apostolato del Mare -. Fare il nome di tutti gli equipaggi sarebbe troppo lungo, perché davvero tutte le barche stanno contribuendo, dimostrando ancora una volta la sensibilità degli equipaggi. Equipaggi che, inoltre, hanno avuto la delicatezza di non invadere la Caritas con tutto il loro pescato, ma di portarlo in maniera scaglionata».
Dopo un blocco totale delle attività ittiche avvenuto nel clou dell’emergenza-contagi, il lavoro dei pescatori sta riprendendo. Ma comunque si opera sempre a ranghi ridotti perché – fanno sapere fonti del porto – attualmente la domanda di pesce è molto, molto, al di sotto di un periodo normale (ristoranti, hotel e simili sono tutti chiusi) e dunque rifornire il mercato con quantitativi eccessivi per le circostanze attuali, causerebbe un crollo dei prezzi che precluderebbe agli equipaggi perfino la possibilità di ripagare le spese vive dell’uscita in mare. In questo difficile contesto, l’Ufficio diocesano per l’Apostolato del Mare opera con l’obiettivo di mantenere unita la categoria per superare tale enorme avversità. Anche a livello nazionale, sia la Santa Sede che l’ufficio centrale dell’Apostolato del Mare hanno espresso la loro vicinanza agli operatori del comparto marittimo.
«Le difficoltà conseguenti all’emergenza sanitaria hanno anche il volto dei pescatori e delle loro reti asciutte – si legge in una recente testimonianza redatta dall’ufficio nazionale per l’Apostolato del Mare – . L’immagine della barca è antica: ci proviene dal Vangelo. Lo scorso 27 marzo, Papa Francesco, l’ha ripresa nel momento di preghiera in una piazza san Pietro deserta: “Ci siamo resi conto – ha affermato – di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca…ci siamo tutti”. La nave è l’ambiente di vita e di lavoro per molti marittimi. Questa immagine ci ricorda che apparteniamo tutti a un medesimo destino, sperimentiamo l’interdipendenza dei problemi, viviamo una condivisione profonda anche nella crisi originata dal Covid-19«.
«L’emergenza sanitaria ha sconquassato il mondo del lavoro – rimarca lo scritto -. Tanti settori soffrono. Molti sono al centro dell’intervento politico per sostenere le aziende in questo periodo di fermo o per favorirne la ripartenza. Il paradosso potrebbe essere quello di affermare che siamo sulla stessa barca, ma di dimenticare che “su quella barca” debba esserci anche chi di navigazione vive e lavora».