Superata la problematica di dotarsi di strumenti (termo-scanner e/o termometri digitali a infrarossi) per la rilevazione della temperatura corporea prima della partecipazione alla celebrazione delle esequie. Ne dà notizia la Segreteria Generale della Cei, a conclusione di un incontro promosso sabato pomeriggio dal Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, durante il quale sono intervenuti i membri del Comitato tecnico-scientifico. Si giunge così a un “aggiornamento importante” delle disposizioni in vigore dal 4 maggio, con cui si dà risposta all’oggettiva complessità per le parrocchie di corrispondere alla richiesta prevista. Il Comitato, che ha accolto l’istanza di rivedere l’indicazione data giovedì scorso, si è raccomandato di sollecitare i parroci, affinché contribuiscano a sensibilizzare i fedeli a porre la massima responsabilità per non esporre se stessi e altri a eventuali contagi. Di qui, “l’esplicita richiesta di rimanere a casa a quanti presentano una temperatura corporea oltre i 37,5°C, di non accedere alla chiesa e di non partecipare alle celebrazioni esequiali in presenza di sintomi di influenza o quando vi sia stato contatto con persone positive a SARS-COV-2 nei giorni precedenti”.
Di seguito le tappe che hanno portato a questa decisione:
giovedì 30 aprile, il Ministro dell’Interno e il Prefetto del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione rispondono al quesito sottoposto dalla Segreteria Generale della Cei concernente la celebrazione esequiale a seguito dell’emanazione delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Nel testo si legge tra l’altro: “La forma liturgica della celebrazione rientra nella competenza dell’autorità ecclesiastica, secondo un prudente apprezzamento legato alle diverse situazioni nei vari territori, le tradizioni e le consuetudini locali”. Tutto questo nel rispetto della “tutela della salute pubblica e l’esigenza di non vanificare gli importanti sforzi fin qui compiuti”, per cui “ancora nella situazione attuale richiede la limitazione di diversi diritti costituzionali, fra i quali anche l’esercizio della libertà di culto”. Al fine di assicurare questa priorità, vengono condivise alla Segreteria Generale alcune disposizioni di carattere sanitario, che costituiscono la Nota complementare, inviata poche ore dopo il testo del Ministero dell’Interno. Tra queste, quella su cui si è da subito reagito, considerandone l’impraticabilità, riguardante la necessità che “prima dell’accesso in chiesa dei partecipanti alle esequie funebri, sia garantita da un addetto alla sicurezza la misurazione della temperatura corporea, attraverso un termometro digitale o un termo-scanner”. Una “disposizione richiesta anche per le celebrazioni all’aperto”, finalizzata a “bloccare l’accesso a chi risulti avere una temperatura corporea superiore ai 37,5°C”.
Sabato 2 maggio, all’interno di una nuova riunione, la Segreteria Generale è tornata a rappresentare l’oggettiva complessità per le parrocchie di corrispondere alla richiesta, relativa alle celebrazioni delle esequie, di dotarsi di strumenti per la rilevazione della temperatura corporea. Si è fatto leva anche sulla responsabilità di ciascuno: il dramma della pandemia ha modificato i comportamenti sociali, rendendo tutti maggiormente consapevoli del pericolo a cui ci si espone quando si sottovalutano le misure poste a tutela della salute pubblica. Il confronto ha portato a superare questa problematica. L’aggiornamento è stato condiviso ai Vescovi dal Segretario Generale appena terminata la riunione.
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