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Regolarizzazione immigrati. Forti (Caritas italiana): “Sarebbe operazione di grande civiltà”

Patrizia Caiffa

“Sarebbe auspicabile una regolarizzazione di tutti i lavoratori stranieri nell’immediato. Ma anche iniziare dall’agricoltura e dalla collaborazione domestica, e poi finire in autunno con il resto del sommerso sarebbe comunque una operazione di grande civiltà, di cui il nostro Paese ha enorme bisogno”. Così Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, commenta al Sir il dibattito sulla regolarizzazione di circa 600.000 lavoratori stranieri irregolari da inserire nel “Decreto maggio” che in settimana potrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri. Nelle intenzioni della ministra dell’Interno Lamorgese la priorità sono i braccianti agricoli (circa 200 mila) e le colf e badanti.

Oliviero Forti, Caritas italiana

Iniziare dall’agricoltura. “Vista la situazione complicata dal coronavirus – precisa Forti – chiediamo di permettere almeno a chi è impegnato nell’agricoltura di regolarizzare la propria posizione. Questo può andare a beneficio della filiera alimentare e avviare un processo che sia maggiormente compreso dall’opinione pubblica”. “E’ chiaro – precisa – che non abbandoneremo l’idea di una regolarizzazione su più ampia scala, che però richiede il coinvolgimento di altri attori in tema di orientamento, formazione, accompagnamento per le pratiche. Perché la procedura di regolarizzazione non avviene in un giorno. Servono anche una serie di misure a sostegno, a partire dal superamento dei ghetti. La regolarizzazione sarebbe solo un primo passo di una serie di azioni che andranno fatte per sistemare un settore abbandonato a sé stesso, come politiche abitative territoriali e altre misure di sostegno per dare a queste persone una dignità a 360°. Creare le condizioni per un confronto ad ampio spettro sarebbe davvero una ripartenza con il piede giusto”.

Azzerare l’irregolarità nel nostro Paese significa dare sicurezza a tutti”, prosegue Forti: “Sarebbe un bel contributo per combattere la criminalità e le altre forme di sfruttamento e abusi perché sappiamo che la criminalità si muove sempre nel torbido. Fino a quando non garantiamo trasparenza, sicurezza e regolarità la criminalità spadroneggia”. Anche la figura del caporale, osserva, “non scomparirà del tutto perché è una figura fortemente radicata in certi contesti, però sarà molto meno importante e condizionante rispetto alla vita di queste persone. Perché chi non ha poteri contrattuali non può rivendicare i propri diritti”.

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