Il Santissimo Sacramento portato per le vie dei quartieri, a benedire le case; le messe in urdu seguite on line dai fedeli anche in altre parti del mondo; l’Eucaristia distribuita “porta a porta” ai parrocchiani: con queste modalità la Chiesa in Pakistan cerca di curare la vita spirituale dei fedeli in tempi di lockdown per la pandemia. Lo riferisce l’agenzia Fides che riporta le parole dell’arcivescovo di Lahore, mons. Sebastian Francis Shaw: “Per salvarci dal Covid-19 , abbiamo due compiti. Il primo è salvare le persone e tutelare la loro salute; il secondo è proteggere e rafforzare la fede. La persona può essere salvata osservando misure come il distanziamento sociale e il lockdown; la fede si fortifica continuando a partecipare a messe e preghiere on line. Cerchiamo di adempiere alla nostra responsabilità di osservare la distanza sociale ed evitare di visitare parenti e amici”, ma “manteniamo la relazione spirituale e il vicendevole conforto”.
Anche nell’arcidiocesi di Karachi i sacerdoti cattolici periodicamente escono per recarsi nei quartieri dove vivono in maggioranza fedeli cristiani, portando l’ostensorio con il Santissimo Sacramento per benedire la gente e soddisfare il bisogno spirituale dei fedeli. Iniziative che, per padre Noman Noel, sacerdote della parrocchia St. James a Karachi, “hanno portato gioia e felicità. Ho visto persone che avevano le lacrime agli occhi. Mi ha stupito la risposta della gente e l’amore per l’Eucaristia. Speriamo e preghiamo che questo momento di prova passi presto. Seguendo le regole e il distanziamento vorremmo distribuire la Santa Comunione una volta al mese ai nostri parrocchiani”.
“In questo momento critico per l’umanità – dichiara – l’arcivescovo di Islamabad-Rawalpindi, mons. Joseph Arshad – preghiamo senza sosta unendo le nostre voci tutti affinché la grazia della guarigione di Dio sia una potente forza per la nostra comunità e per tutta l’umanità”.
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