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Papa Francesco all’udienza: “L’uomo è un mendicante di Dio”

M.Michela Nicolais

“La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio”.  Con queste parole il Papa ha iniziato oggi un nuovo ciclo di catechesi dedicato alla preghiera.  Alla fine, un appello per i “lavoratori sfruttati” e per far sì che questa pandemia sia un’occasione “per rimettere al centro la dignità della persona e del lavoro”.

“La fede è avere due mani alzate, una voce che grida per implorare il dono della salvezza”,

spiega Francesco: “L’umiltà è il fondamento della preghiera.  La preghiera nasce dalla terra, dall’humus – da cui deriva ‘umile’, ‘umiltà’ –; viene dal nostro stato di precarietà, dalla nostra continua sete di Dio”. Risiede qui, per il Papa, la più bella definizione della fede:

“La fede è grido; la non-fede è soffocare quel grido, e soffocare quel grido è una specie di ‘omertà’. La fede è protesta contro una condizione penosa di cui non capiamo il motivo; la non-fede è limitarsi a subire una situazione a cui ci siamo adattati. La fede è speranza di essere salvati; la non-fede è abituarsi al male che ci opprime”.  

L’esempio scelto è quello di Bartimeo, il personaggio “più simpatico” del Vangelo: “In una figura come la sua c’è già scritto tutto”, l’invito di Francesco: “Bartimeo è un uomo perseverante. Intorno a lui c’era gente che spiegava che implorare era inutile, che era un vociare senza risposta, che era chiasso che disturbava e basta, che per favore si fermasse di gridare: ma lui non è rimasto in silenzio. E alla fine ha ottenuto ciò che voleva”.

Bartimeo era cieco, e stava seduto a mendicare sul bordo della strada alla periferia della sua città, Gerico: “Non è un personaggio anonimo, ha un volto, un nome”, sottolinea il Papa. Un giorno sente dire che Gesù sarebbe passato di là, e “si apposta: avrebbe fatto tutto il possibile per incontrare Gesù”, come Zaccheo, come tanti altri personaggi del Vangelo.  Non ha armi, Bartimeo, per attirare l’attenzione di Gesù, e così utilizza l’unica arma in suo possesso: “una voce che grida a squarciagola: ‘Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!’”  “Le sue urla ripetute danno fastidio, non sembrano educate, e molti lo rimproverano, gli dicono di tacere: ‘sii educato, non far così’”, commenta Francesco. Ma Bartimeo non tace, anzi, grida ancora più forte, con “quella testardaggine tanto bella di coloro che cercano uno una grazia e bussano al cuore di Dio”. Dicendo  “Figlio di Davide”, Bartimeo confessa il Messia: “E’ una professione di fede che esce dalla bocca di quell’uomo disprezzato da tutti. E Gesù ascolta il suo grido”. “La preghiera di Bartimeo tocca il suo cuore, il cuore di Dio, e si aprono per lui le porte della salvezza”,  spiega il Papa: “Gesù lo fa chiamare. Lui balza in piedi e quelli che prima gli dicevano di tacere, loro malgrado, ora lo conducono dal Maestro. Gesù gli parla, gli chiede di esprimere il suo desiderio – questo è importante – e allora il grido diventa domanda: ‘Che io veda di nuovo!’. Gesù gli dice: ‘Va’, la tua fede ti ha salvato’ . Riconosce a quell’uomo povero, inerme, disprezzato, tutta la potenza della sua fede, che attira la misericordia e la potenza di Dio”.

“Tutti abbiamo una voce dentro”, l’analisi di Francesco: “non pregano solo i cristiani”:

“Più forte di qualsiasi argomentazione contraria, nel cuore dell’uomo c’è una voce che invoca. Una voce che esce spontanea, senza che nessuno la comandi, una voce che s’interroga sul senso del nostro cammino quaggiù, soprattutto quando ci troviamo nel buio: ‘Gesù, abbi pietà di me! Bella preghiera questa!’”.  Sono parole scolpite nell’intero creato,  un ”grido silenzioso” di cui gli artisti si fanno speso interpreti: un grido che “preme in ogni creatura ed emerge soprattutto nel cuore dell’uomo.

Perché l’uomo è un mendicante di Dio”.